396 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4. perba schiera di pedoni era armata di corte spade e di lance di frassino lunghe dieci piedi con acuti puntali di ferro ; una quarta parte di essi invece di lance portava terribili alabarde acconce a menar colpi e stoccate. Agli Svizzeri e ai Tedeschi tenevan dietro 5000 Guasconi, quasi tutti balestrieri, che per la piccolezza della loro statura e la mancanza di ogni ornato nella loro divisa scapitavano messi a confronto con gli Svizzeri. Quindi seguivano 2500 cavalieri armati alla greve con lance acuminate e mazze ferrate; ira essi il fiore della nobiltà francese, coni fastosi mantelli di seta, elmi preziosi e collane dorate. Ogni cavaliere aveva dietro di sè tre cavalli; sul primo cavalcava uno scudiere armato, sugli altri due, stallieri parimenti armati. I cavalli erano grandi e robusti, ma secondo il costume francese avevano le orecchie e la coda mozzate. La cavalleria leggera che teneva dietro fu calcolata di circa 5000 uomini. Ogni cavaliere recava un grosso arco, alla maniera inglese, per lanciare lunghe frecce ; alcuni portavano corti spiedi, per trafiggere quelli, ch’erano stati gettati a terra dalla cavalleria grossa. I mantelli erano guarniti di aghetti e listine d’argento, che riproducevano gli stemmi dei condottieri. Ai fianchi del re marciavano 400 arcieri e 200 cavalieri francesi scelti lo seguivano a piedi da vicino. Essi portavano sulle spalle delle mazze di ferro simili a pesanti accette; quando però salivano a cavallo, erano armati non altrimenti dei cavalieri alla greve, e solo distin-guevansi per la bellezza idei loro ctavalli, per l’oro e la porpora di cui eran coperti. A fianco del re francese cavalcavano i cardinali Ascanio Sforza e Giuliano della Rovere, dietro i cardinali Colonna e Savelli. Prospero e Fabrizio Colonna, non che tutti i generali italiani, cavalcavano frammisti agli alti dignitarii di Francia. Un certo particolare spavento suscitava nei Romani il fatto, che all’incerta luce delle fiaccole i soldati, i cavalli e le insegne apparivano più grandi che non fossero in realtà. Ma la maggior meraviglia e paura fu eccitata dal treno d’artiglieria: più di 36 cannoni di bronzo, i quali movevansi con tanta rapidità per fosse e siepi, che potevano seguire il trotto della cavalleria. Ognuno di quei pezzi d’artiglieria era lungo più di 8 piedi, pesava 6000 libbre, con un diametro medio che raggiungeva la grandezza d’una testa d’uomo. A questi si aggiungevano colubrine lunghe il doppio e falconetti, dai quali sparavansi le più piccole palle della grandezza di una granata.1 i Jovius II, 41b-42b ed anche Jähns in Grenzboten 1875. II. 333 e sull'artiglieria di ‘.Carlo Vili- Ofr. Sanudo, Spedis. 162 s. Bttbchardi, Di»' rium II. 217, (Cblani) I, 559; Ptlobgehe 143 s. ; ,Seb. di Branca Ted-UXI^i Diario Romano 289 e presso iCreighton IV, 291, che sul numero della cava