Morte di Pio III (18 ott. 1503). La morte dì questo pontefice — scriveva l’ambasciatore ferrarese il 19 ottobre — è doluta a tutta questa corte per essere stato reputato da ognuno buono, prudente e santo. Tutta Roma, nonostante la pioggia persistente, corse a baciare i piedi del morto che non pareva cambiato. Si stima che la fatica durata dopo il suo pontificato, non essendo bene sano, lo abbia ucciso. La notte precedente la sua elezione non aveva dormito ; dopo non ebbe più pace. Continuamente i cardinali andavano a udienza ; tennero poi dietro le lunghe cerimonie della consecrazione e incoronazione. Mercoledì passato ebbe luogo un concistoro molto lungo, al quale il papa assistette digiuno. La mattina del venerdì diede lunghe udienze e sebbene il giorno innanzi avesse pigliato medicina, osservò l’astinenza mangiando del pesce. In questa lo pigliò la febbre che mai non lo ha lasciato infino alla morte.1 « La morte di Pio III — dice il senese Sigismondo Tizio — torna a gran danno della Chiesa, della città di Roma e nostro, ma forse a cagione dei nostri peccati non ci meritavamo di meglio ».2 « Qui non si attende altro che a le pratiche dii novo pontefice, mal se po iudicare in che man il debba caschare». Così scriveva il giorno della morte di Pio III l’ambasciatore di Mantova.3 Otto giorni dopo tutto era deciso. Il 29 ottobre 1503, giorno di domenica, narra il Burcardo, il cardinale Giuliano della Rovere convenne nel palazzo apostolico insieme con Cesare Borgia e i cardinali spagnoli. Essi stabilirono una capitolazione, secondo la quale, nel caso divenisse papa, il cardinal Giuliano obbligavasi fra altro di nominare Cesare gonfaloniere della Chiesa e di favorirlo nella sua persona e nei suoi posse-amenti: simile obbligo assumevasi Cesare a riguardo del papa. 1 V. in App. n. 61 (la * relazione di .Costabili del 19 ottobre 1506 nell’A r -'' h i v i o di (Stato in ¿Modena. lOfr. anche il * dispaccio di Ghivizzano del 18 ottobre 1506. Alla corte tutti piangono la morte e perdita de un tanto homo 'tol quale si sperava grandmo bene per sta chiesa. Archivio Gonzaga in Mantova. iSul lutto per la morte di iPio III cfr. Schlecht Pius III. 20 (324). • Palmiebi-Nttti, Lettera di Sigismondo Tizio 15; anche presso Piccolomini. ■ irto 209. Tizio scrive quanto in questa lettera dell’8 novembre 1503 anche nelle !,ue Historiae Senenses; vedi Piccolomini, Il pontificato ecc. 116 (27): Pii ’»or* et ecclesie et urbi senemi atque clero plurimum damnosa luti. Poi Tizio qui osserva (loc. cit.): Felix me hercule Pii mors optandaque videbatur, si ,rj,inunem tantummodo nepotem cardinalem reliquisset; non enim belli s. non pru symontiica, non cede hominum, non dissipatione bonorum Christi, non l'romotione indignorum vendendo columbas, non exorbitanti disponsatione, ut c'teri, se Pius fedamt, cito moriens. Presso Piccolomini loc. clt. 136 (37) la tetterà di condoglianze di iSiena ai fratelli di Pio III, del 20 ottobre 1503. 3 * Dispaccio di Ghivizzano in dal a di Roma 18 ottobre lo03 (Archivio l,0“2aga in Mantova), che continua così : * « Hozi questi revmi cardi-fanno congregatane in iS. Pietro ; se extima se afrezarano presto per far Un nuovo papa ».