I profeti e le sibille. 945 remia l’unica figura espressa in una situazione storica chiaramente spiegabile. Ciò che v’ha di più mirabile in queste gigantesche, grandiose figure alte 18 piedi, di cui non si finirebbe* mai di riguardare la severa e maschia bellezza, si è che tutte e dodici esprimono il medesimo concetto fondamentale pur conservando ognuna sommamente la propria individualità.1 Talune di queste «figure, le più imponenti che la storia dell’arte conosca», come la sibilla libica, i profeti Daniel© e Giona, travalicano forse i confini d’una spontanea ed estetica movenza, ma la maggior parte di esse con tutta la maestà delle forme e l’eccitazione delle loro movenze conservano tuttavia la misura di armoniosa bellezza.- Chi vuol far degli appunti sotto questo rispetto al maestro dovrebbe prima riflettere alla difficoltà dell’impresa, che consisteva «nell’elevare mediante l’espressione d’un’ispirazione superiore dodici esseri al di sopra del tempo e della mondanità al sovrumano. La grandiosità delle forme non era da sè sufficiente; occorrevano momenti alternanti della natura spirituale più eccelsa e che fosse nel medesimo tempo esteriormente visibile. Forse questo oltrepassava le forze dell’arte.3 1 IMltox, Michelangelo und die Sixtinische Kapelle (St. Petersburg 1S70) 24. Cfr. le entusiastiche descrizioni del iCastelar. Erinnerungen an Italien 70 s., del Taine in Müntz, Hist, de l'Art III, 483 ; Klaczko 376 ss. e WölffLin, Chi ss. Kunst 60 s. ¡V. anche Goyau-Pératé, Le Valican 548 s. Hoffmann 88-89. Rio, Michel-Ange 27 s. Oixivier 87 s., 118. iSteinmann in Repertorium f. Kunst-icissench. XVII, 175 s. e Fontaine loc. cät. 521 ss. Kraus-Sauer II ,2, 361 ss. 2 Giudizio di Woltmann-Woermann II, 5185. jOoNDivi chiamava Giona la figura più meravigliosa di tutte a pausa del suo scorcio nella volta. Ma anche Burckhardt, Cicerone 644, trova di una « magnificenza mirabile » non solo Geremia e Gioele, ma anche il iGiona. iSteinmann al contrario non trova in Giona « accenno alcuno alla vocazione di un uomo mandato da Dio » e pensa che a questo profeta «manchi anzi dignità umana» (II, 376s.). Nei particolari i giudizi saranno qui sempre discordanti. Ba palma a mio credere spetta alla sibilla delfica e a Geremia. ¡Della prima il ìPLattner dice (II 1, 269) non sfclo che essa è la più bella fra le profetesse effigiate qui da Michelangelo, ima in genere una delle più perfette creazioni di donna dell’arte moderna. L’importanza deUa figura di Geremia viene rilevata sopra tutto dallo iSpringer 130: « Questa figura incantò Michelangelo, e d’allora in poi non potè mai dileguarsi completamente dalla sua mente. Qualunque cosa egli creasse, sfavagli sempre innanzi il ricordo di Geremia e sommessamente facevasi sentire lo stato d’animo in cui avevaio messo la figura del profeta. Nel Geremia si cela il germe del' Mosè per il monumento di Giulio e deUe Statue principali delle tombe medicee ». Che in Geremia Michelangelo abbia riprodotto, se non il suo ritratto esterno, almeno i suoi sentimenti interni, è assai probabile ; vedi Steinmann in Repertor. f. Kunst wisscnsch. 1894, vol. XVII, 177 s., Rom 136 e Allg• Zeitung 1897, Beit. nr. 148. Sixtin. Kapelle II, 873. Qui del resto lo ;Steinmann adotta l’acuta spiegazione dell’iscrizione di un rotolo posto accanto a Geremia quale è stata data da Klaczko (Revue des deux Mondes 1896, p. 785; cfr. Jules II 378). » Burckhardt, Cicerone 644. Cfr. invece l’elogio senza limiti, che W. Neuss, Michelangelos Schönheitsideal, in Ehrengabe deutscher Wissenschaft für J. G. Herzog zu Sachsen, Freiburg 192Ò, 389 s., tributa ai profeti e sibille. Pastor, Storia dei Papi. Ili m