930 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 9> rante sei tu, che gli di’ villania, che non diciamo noi», rispose il papa tutto irritato, rivolto all’intercessore non chiamato ed aggiunse: «Levamiti davanti in tua malora». Poi graziosamente fe’ cenno a (Michelangelo, lo perdonò e gli commise la sua statua in bronzo, la quale seduta doveva essere alta sette braccia circa. Avendolo il papa interrogato circa la spesa, Michelangelo rispose : «Credo poterla gittare con mille ducati, ma l’arte del gittare in bronzo non è affar mio, e perciò non posso prendere alcun impegno». Giulio rispose: « Gitteremla tante volte che la riesca e da-renti tanti denari quanti bisognerà».1 Questa famosa udienza, colla quale ebbe termine lo screzio fra quei due spiriti bollenti, ebbe luogo probabilmente il 29 novembre 1506 ;2 essa mostra come il papa sapesse trattare il genio da suo pari. Michelangelo si mise subito all’opera in Bologna. Il papa l’onorava delle sue visite. « Sappi come Venerdì sera a ventuna ora papa Giulio venne a casa mia dov’io lavoro, e stette circa una mezza ora a vedere», si legge in una lettera dell’artista a suo fratello Buonarroto in data 1 febbraio 1507. « Poi mi dette la sua benedizione e andossene ; e ha dimostrato contentarsi di quello che io ,fo. Pertanto mi pare che noi abbiamo da ringraziare Iddio; e così vi prego facciate e preghiate per me».3 Il 28 aprile era compito il modello in cera. Sulla fine di giugno si cominciò il getto, ma questo andò a male e la figura non uscì che insino alla cintura, altra metà restò nel forno.4 Non per questo Michelangelo si perdè di coraggio e lavorando giorno e notte con eroici sforzi, raggiunse finalmente.la sua meta. Col 18 febbraio 1508 la statua venne esposta per tre giorni consecutivi nella cattedrale di S. Petronio. L’intera città corse ad ammirare l’opera gigantesca. «È un lavoro meraviglioso da gareggiare con quelli dell’antichità che trovansi a Roma », annunziarono i magistrati bolognesi alla capitale dello stato pontificio. Il 21 febbraio fra lo squillo delle trombe, il suono dei timpani e delle campane seguì all’ora favorevole stabilita nei giorni di Pasqua il collocamento della statua in una nicchia sopra la porta maggiore di S. Petronio.5 1 Condivi 41-42. Lettere di Michelangelo, ed. Milanesi 429. Grimm, chelangelo l5, 29 s. Stringer, Raffael und \Michclangelo 110. 2 Frf.y, Studiai 93. 3 Lettere di Michelangelo, ed. Milanesi 65. Il noto racconto, che Michelangelo abbia domandato a Giulio II se nella statua gli dovesse porre nella mano sinistra un libro, e che il papa rispondesse : « Dammi una spada, io i>011 sono uomo di lettere », ha tutta l'aria di una invenzione postuma. Se il Pa|W avesse dato una tale risposta, Michelangelo non avrebbe osato di mettergli in mano le chiavi di S. Pietro. * Lettere loc. cit. 148. 78-79. s Ofr. Podestà, Due statue 107, 111, 124 s. Gozzadini, Alcuni avvenirne*'11 IV. 79. Gotti I, 66. La data del collocamento riferita da Tizio (presso Fea. 0 tizie 25) è sbagliata. V. Thode, Krit. Unters. 1, 120 ss.