942 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 9. zione è rappresentata la creazione di Èva. Una sacra e imponente gravità spira verso chi la contempla. Adamo è immerso in profondo sonno. Dio gli sta di fronte, e già Èva si alza, dalla costa del dormiente, la gagliarda madre dei viventi, già posa sopra un piede, mentre l’altro ginocchio sta ancora piegato. La si Vede quasi sollevarsi per la forza del creatore, cui protende le mani giunte, ringraziando del dono della vita.1 In tutti questi quadri della creazione trovasi soltanto il puro necessario a rilevare la situazione. Nulla intralcia il motivo principale, nessun accessorio distrae. Nessun artista prima o dopo Michelangelo ha creato una rappresentazione più acconcia del Dio creante, che è tutto movimento ed azione.2 Nè in modo meno commovente, semplice ed altamente drammatico sono rappresentati il peccato dei protoparenti e la cacciata dal paradiso, colpa e castigo in un medesimo quadro. Nel mezzo sta l’albero della scienza, dal quale il tentatore (un serpente nella parte superiore irniente in donna) presenta alla golosa e avida Èva come in segreto accordo il frutto proibito. Fa un effetto raccapricciante il ¡vedere come subito dietro il dorso del demone si presenti quale un baleno l’angelo della vendetta colla nuda spada fiammeggiante, e scacci i due esseri, coscienti della loro colpa e sfigurati fino alla ¡bruttezza, dal paradiso, verso il quale Èva, che nella disperazione mette le mani nei suoi biondi capelli sciolti, getta un ultimo appassionato sguardo. 3 I grandiosi avvenimenti della creazione e del paradiso vengono ora seguiti-dal racconto di eventi terrestri. Sorprende, ma la cosa Adam und Eva (il s. Justi, Beiträge 40 s.; Thode IV, (305 s. : Kkaus-Saües 11 ¡2, 365 ss. pel primo ,Sauer ha fortemente fatto osservare che secondo la dottrina dei Platonici, che Michelangelo conosceva attraverso Marsilio Ficino, l’atto creativo non era che un risvegliarsi dal sonno millenario, che l’umanità aveva dormito nello spirito di Dio. 1 Stolberg, itei«e ecc. I. 43