Completo insuccesso del conciliabolo pisano. 807 cessità di tenere questo concilio generale per la riforma della Chiesa, venne promulgato che esso comincerebbe il 5 novembre e in pari tempo furono minacciate le censure ecclesiastiche a chi non comparisse. Sulla fine si presentò un individuo, che si spacciava come procuratore del re e dell’imperatore, per redigere un atto notarile su tutto. Indarno erasi andato in cerca per tutta la città dei due testimoni necessari! ; nessun cittadino volle prestar-visi e così si dovettero prendere due sconosciuti.1 In questo frattempo era giunto l’ordine da Firenze che si concedesse l’uso del duomo e dei paramenti sacri, senza fare però alcun obbligo al clero della città d’intervenire al concilio, se non voleva.2 Così il <5 di novembre si potè finalmente aprire nel duomo « il concilio generale » alla presenza di quattro cardinali e di circa 18 vescovi e abati. Da tutta Pisa erano intervenuti una cinquantina di persone. La cerimonia fu bella, dice un testimonio oculare, ma meschino, a giudizio di tutti, il numero dei prelati presenti, di modo che molti, che avevano ancora fiducia nella cosa, perdettero ogni speranza. Il Carvajal celebrò la Messa e poi andò ?d assidersi sopra un trono papale. A lui venne affidata la presidenza, Odet de Foix fu nominato custos concila. Sembrerebbe quasi incredibile, ma è un fatto, che questa assemblea ebbe 1 audacia di dichiarare solennemente, ch’essa era un concilio generale legittimamente convocato, e che tutte le censure e le altre disposizioni prese in contrario da Giulio II erano nulle.J Nella -er-onda sessione del 7 novembre venne approvato uno statuto, che getta una notevole luce sulla fiducia scambievole degli scisma-tjci; fu deliberato cioè che il concilio, anche ritirandosi qualche Prelato, chiunque si fosse, non potesse venire sciolto.4 Le speranze tuttavia riposte nell’arrivo di altri partecipanti al concilio svanirono come l’attesa che i cardinali d’Este5 e Sanse- Oltre alle importanti relazioni di ambasciata presso Morsolin, L’Abbate ' ' Monte Subasio 37 s. (nel documento p. 38, 1, 22 dopo Francesi va messo un Punto e virgola ie idopo dpta vanno tolti i due punti), cfr. Sanuto XIII, 330. • anche ¡Sandret, Concile dr Pise 436 s. Renaudet 540. J Vrrj.ABi. Machiavelli II2, 157. 3 Relazione di Joh. Borromeus presso (Morsomi? loc. cit. 40 s. ; cfr. Sa-j'7 T0 XIII, 233. 330 s. e su relazioni fiorentine Villari, Machiavelli II2, 157 s. ! na 'ettera d’un ignoto testimone oculare, tìell’ll novembre 1511, presso Ferrata |f''t- App. p.xms. Il medesimo p. xv s. cataloga alcuni altri documenti del-'"'('hivio di Stato in Firenze relativi alla storia del conciliabolo, che Re-xu;det vagheggia di pubblicare. Cfr. Hergenrother VIII, 484, dove a p. 480 1 anche i particolari sugli atti del conciliabolo. Ulteriore bibliografia fcu 1 *sso presso Hergenrother, Kirchengescli. IIIS, 289 s. ^ 4 Relazione di Joh. Borromeus presso ¡Morsolin 42 s. iSantjto XIII, 234, ' -'1 s. Leumann 32. Hergenrother Vili, 484s. ~J Secondo Jovius, Vita Alfonsi, il duca di Ferrara distolse suo fratello (ini recarsi al concilio.