360 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1. In seguito Giuliano si consultò con Ferrante circa quale altro luogo sicuro si potesse ritirare. Nel medesimo tempo il re di Napoli istigava in tutti i modi gli altri cardinali alleati di Giuliano e che avversavano il disegno del papa di venire alla nomina di nuovi cardinali. Nel giugno fece loro pervenire in tutta segretezza la notizia, che le sue truppe erano pronte a sostenerli con le armi contro il papa.1 Verso il medesimo tempo Ferrante indirizzò ad Antonio d’Alessandro, suo legato alla corte di Spagna, una lettera concepita nei termini più appassionati, nella quale si studiava di provare la sua innocenza e di presentare il papa siccome il vero perturbatore della pace dicendo che tutta la sua politica consisteva nel suscitare contese e scandali in Italia e che con la nomina dei cardinali non mirava ad altro che a far denari onde servirsene contro Napoli. Da ultimo il papa viene attaccato anche personalmente. « Alessandro VI, scrive Ferrante, mena una tal vita, ch’egli è da tutti abborrito, e ciò senza alcun riguardo alla Sede che occupa; non d’altro è sollecito che d’innalzare a diritto e a torto i suoi figlioli; a questo mirano tutti i suoi pensieri. Egli vuole la guerra : fin dagli inizi del suo pontificato non mi ha procurato che male. Roma ribocca più di soldati che di preti; tutti i pensieri del papa sono rivolti unicamente alla guerra e alla nostra rovina. Simile è il caso di coloro che consigliano il papa (gli Sforza), nè ad altro pensano che a tiranneggiare il papato, per farne poi, dopo la morte dell’attuale possessore, quello che loro talenta. Roma diventerà un accampamento, specie per i Milanesi».2 Passarono solo pochi mesi ed ecco Ferrante entrare in intimi rapporti con quel papa tanto gravemente da lui accusato! Non può soggiacere a dubbio alcuno che le accuse sul tenore di vita di Alessandro VI fossero giustificate. Proprio allora egli ne dette una prova. Il 12 giugno 1493 vennero celebrate in Vaticano alla presenza del papa e con pompa straordinaria le nozze di Lucrezia Borgia con Giovanni Sforza di Pesaro. Al banchetto nuziale si vide Alessandro VI con dodici cardinali seduti alternativamente a lato i Trincherà II, 1, 3G9 s., 383 ; 2, 48 s., 50. 51, 09 s. = Trincherà II, 41-48. I>a lettera, dice Reumo.nt (Hist. Zeitgchr. XXIX, 337). «è un atto di accusa contro il papato, specialmente contro Alessandro VI. Se si considera come tre mesi prima il re si fosse tanto adoperato ]>er combinare un parentado precisamente con questo papa, e come egli in seguito lo mettesse realmente ad effetto, non si annetterà alcun peso ai motivi morali deiraccusa, ma questo scritto ha una dolorosa importanza come documento Storico della decadenza dell'autorità morale sulla fine del secolo decimoquinto. Il re fece bene il calcolo che la Curia era piena di Spagnoli, i quali non mi' lavano che al proprio interesse e facilmente potevano danneggiarlo presso i loro sovrani ; cosi egli cercò di prevenirli con una descrizione delle cose r0‘ mane ». Il datario Giov. Lopez prese a difendere il papa contro le accuse di Ferrante ; v. liolet. d. Aoad. d. Madrid 1885, p. 438 s.