La « disputa «. 987 ecclesiastica. Di ciò fanno prova oggi pure i paesi di lingua latina, in cui la liturgia è assai familiare anche al 'popolo. Raffaello (dimostra ciò di sè fra l’altro nel quadro della Trasfigurazione, che sta in intimo rapporto colla relativa festa liturgica del 6 agosto. Non è troppo dire che Raffaello possedesse personalmente una sufficiente cognizione dell’ufficio del SS. Sacramento composto da san Tommaso d’Aquino. Se quindi realmente vi fu un consiglio da parte di uno o più teologi domenicani, dobbiamo tuttavia presupporre nell’artista tali disposizioni precedenti, che senza difficoltà potè trasportarsi nel corso ideale di una grande rappresentazione mistico-scolastica. In qual modo poi di fatto abbia avuto un tal consiglio da Domenicani, lo dice il medesimo Raffaello in una lettera dell’anno 1514, nella quale narra come in occasione della fabbrica di S. Pietro gli fosse dal papa posto a lato il dottissimo Domenicano Fra Giocondo da Verona affinchè da questi egli apprendesse un qualche bel segreto d’architettura, se mai ne avesse « acciocché » — continua Raffaello — « io mi perfezionassi appieno in quest’arte. Ogni giorno il papa ci faceva chiamare e parlava un pochino con noi intorno a questa fabbrica w.1 In tal guisa sorsero i capolavori vaticani. È perciò assai probabile che debbasi ammettere una contingenza simile per l’origine degli affreschi nella Camera della Segnatura.2 Ora si domanda: quale destinazione doveva avere questa camera, che per ordine del papa venne abbellita con affreschi così superbi, così ricchi d’idee e di sì alti concetti? Anche su questo dobbiamo limitarci a congetture. Assai geniale è la spiegazione seguente.3 La divisione di ogni attività dello spirito in teologia, 1 Ofr. Spbinger, Raphael und Michelangelo II (2 ed.), 102. Iynaokftjss, Raphael 73. Questa lettera mostra che ranno troppo oltre coloro, che non ammettono punto che Raffaello siasi consigliato con letterati. In favore di questa richiesta ili consiglio sta pure Oebroti, Le pitturi■ delle Stanze Vaticane (Roma 1869) 13. 2 Ofr. a questo proposito Hagen 127 s., 130 s. s Wiokhoff, Die Bibliothek Julius' II. 49 ss., del quale riporto sopra le dilucidazioni altamente pregevoli, che si riconnettono ad un accenno fatto già anni addietro dallo Springeb. Contro il Wickhoff si dichiarò RlaczIko in Revuc dt n Dcux Monde» ('XXIV (1894). 243 ss. (di nuovo in Jtile» II 211 ss.), il quale vede nella Camera della ¡Segnatura — modellata sul cambio di Perugia — una stanza per tribunale, il locale della Signatura gratiae. Contrarii al Wiokhoff si sono dichiarati recentemente il Fahre (La Vaticane de Siate IV [Rome 1896] p. 27), Dojmz (in Rerue d. Bibliothèque» VI, 107 s.), Steinmann (.1/7//. Zeitutig 1896. lidi. nr. 42) e Kraus (Lit. Rundschau 1897. p. 4). J.von Kchlosskr nel suo interessante studio sugli affreschi di Giotto in Padova e i precursori della Stanza della Segnatura in Jahrl). d. kunsthist. Sammlungen de» osterr. Kaiserhause* XVII (Wien 1896), 13-100, si attiene invece all’ipotesi del Wickhoff. Ma quest’ultimo in un punto rilevante, specie dopo le osservazioni del Fabre, non è piil sostenibile: non si può assolutamente identificare la biblioteca privata di Giulio II quale è descritta dal Bembo e dal-