Carlo Vili a Firenze; suo manifesto del 22 nov. 1494. 387 L’editto di Carlo Vili conteneva in modo appena velato la minaccia del concilio e della deposizione di Alessandro VI. Era questa l’ultima pressione del re di Francia verso il pontefice. Carlo Vili poteva sperare con questo atto di conseguire più presto un successo definitivo sapendo bene in quale angustia si trovasse il papa. Le notizie circia i progressi dei Francesi e la nessuna speranza di ricevere un aiuto da Venezia1 o da qualsiasi altra parte, avevano fin dal mese di ottobre scoraggiato Alessandro VI. Il re di Napoli insisteva affinchè contro Carlo Vili e Lodovico Moro si procedesse con le armi spirituali, ma il papa non vi acconsentì. Coll’ambasciatore di Firenze Alfonso ebbe a lamentarsi anche della economia di Alessandro, del suo nepotismo e della sua timidità. - Dalle relazioni del suddetto inviato trasparisce parimente che Alfonso ormai non sentivasi più sicuro dell’assistenza del papa. Alessandro VI infatti trovavasi in una situazione molto cattiva. I baroni ribelli rendevano malsicuri i dintorni di Roma e anche sugli Orsini il papa non poteva più sicuramente contare, ciò che diede luogo a violente spiegazioni con Giulia Farnese-Orsini e colla suocera di lei Adriana Mila.3 L’eccitazione di Alessandro VI crebbe quando apprese che navi francesi portavano sempre nuovi rinforzi ai difensori di Ostia, come anche ai Colonna e ai Savelli. Tutti questi nemici dicevano apertamente, che il re di Francia avrebbe deposto il papa in un concilio. Quali fossero gli umori di Carlo scorgevasi chiaro dal manifesto del 22 novembre; nel seguito del re trovavasi inoltre quell’uomo, che meglio di tutti poteva deporre circa l’elezione simoniaca di Alessandro, il cardinale Giuliano della Rovere. Con inquietezza Alessandro guardava nel futuro. Il Sanudo parla espressamente del timore di lui che Carlo decreterebbe la sua deposizione e creerebbe un antipapa.4 Stando così le cose, credevasi dall’altra parte esservi la possibilità di guadagnare all’ultima ora il papa alla Francia. A tal 1 II 5 luglio 1494 Alessandro VI in un * breve (Archivio di Stato in ^ -nezia) annunziava l'invio del vescovo di Calahorra; poi il 22 settembre ' Pregò direttamente per aiuto (v. sopra p. S83 n. 3) ma senza alcun esito; cfr. IJKrjawhhs I, 517. Con quanta circospezione si comportassero i Veneziani ^erso I arlo Vili fln dal 14J93, ¡rilevasi dai documenti pubblicati da ¡Perret, La mis-»■'"> t ,ì,- p/Tnn de Baschi (i Venise in Bibl. de l'École des eh arte* MI, 285-298. 2 Cfr. Desjardins I, 466, 472, 477, 481, 483. Delle intenzioni nepotistiche di Alessandro, il quale voleva arricchire i suoi coi beni dei Colonna, il Taberna «ferisce già in una «lettera 5n data di Roma 5 luglio 1494. Archivio di »tato in Milano. ; Cfr. in App. 56 (29-30) le * lettere di Alessandro VI a Giulia Farnese- *r»ini e Adriana Mila del 22 ottobre 1494, Archivio segreto ponti- II c i o. * sanudo, Hpediz. 115.