862 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7. poi il 22 settembre entrando in Bologna e la terza volta nell’occasione del solenne ritorno a Roma il 27 giugno 1511.1 « Una volta, dice il Machiavelli, il più piccolo barone si credeva in diritto di poter vilipendere la potenza papale; ora essa incute rispetto a un re di Francia».2 Quanto ciò importasse dove*-vasi poi mostrare nelle terribili procelle, che di lì a poco vennero addosso alla Santa Sede. Sebbene sia troppo il dire, che in mezzo a tali procelle il papato senza il potere civile sarebbe perito,3 nondimeno è certo che senza la solida base, creata dalla restaurazione dello Stato pontificio, esso sarebbe venuto a trovarsi in mezzo a infinite angustie; e chi sa che noni avrebbe dovuto ridi-scendere nelle catacombe. Da questi estremi il mondo e la Chiesa andarono immuni pel coraggio eroico, l’energia e il talento politico di Giulio II, pel quale Michelangelo non seppe trovare un simbolo migliore del colossale Mosè. Quale alto volo prendessero i pensieri di Giulio II, come egli concepisse la restaurazione del potere temporale della Chiesa solamente quale preparazione a maggiori imprese pel bene della cristianità, lo dimostrano meglio che tutti i progetti di crociata, che ebbe pel capo durante tutto il suo governo. Già all’inizio della sua spedizione per sottomettere Bologna egli dichiarò, che, ordinate le faccende italiane, voQeva muovere contro i Turchi per liberare Costantinopoli e Gerusalemme dalle mani degli infedeli. Dei poeti lo esortarono a simile impresa. 4 Nel settembre 1506 a Perugia ie più tardi anche a Bologna egli fece tenere delle prediche in questo isenso dall’agostiniano Egidio Canisio da Viterbo.5 Nei suoi brevi eg^i parla ripetute volte di questi progetti a difesa della cristianità. Concepì in questo senso anche l’aiuto dato alle imprese transmarine di re Manuele 1 Cfr. Muntz, La Tiare 71 s., 88 e riproduzione a colori di questa grandiosa opera d’arte presso Steinmann II, 41. Cfr. Thurston in Burlington Magae. Vili, 43 e specialmente Ferrajoli. Il triregno di Giulio II, Roma 1913. A questa tiara si riferisce forse quanto diceva Lutero, di aver egli udito a Roma da certi monaci che qui doveva esistere una tale corona {rcgntim mundi), che tutta la Germania insieme a tutti i principi non sarebbero in grado di pagare. Luthers Werlte LX, 21S. Col ristabilimento dello stato ecclesiastico stanno in un certo nesso anche gli sforzi fatti per salvare la donazione costantiniana ; cfr. sopra p. 117 e lo scritto di Bartholomeus Picebnus de Montearouo ivi ricordato alla nota 1. 2 È curioso che l’Inghirami si esprima in modo tutto simile al Machiavelli ; vedi Fea, Notizie 60. 3 Questa opinione è difesa specialmente da Creighton IV, 167. * V. la * raccolta di poesie di (Michele Xagonio nel Cod. Vatie. lat. 168-(originale presentato al papa ; riproduzione della miniatura del manoscritto presso Sthnmann II, 13). Biblioteca Vaticana. 5 Cfr. sopra p. 711.