486 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6. reità o meno del Savonarola, diventavano sempre più accese. I Francescani di S. 'Croce stigmatizzavano più fortemente di tutti il contegno apertamente rivoluzionario del Savonarola.1 Gli assalti si raddoppiarono allorquando il Savonarola fu dalla Signoria ridotto al silenzio. I Domenicani non lasciavano di difendere il loro maestro e il loro più forte argomento era sempre la divina missione del Savonarola. Nelle sue prediche questi aveva detto più volte che a sostenere la verità della sua causa non sarebbero mancate prove soprannaturali, qualora non bastassero le naturali." Per buon lasso di tempo stante il suo contegno fermo e sicuro, e perchè alcune delle sue profezie si erano avverate, egli aveva trovato larghissimo credito. Un poco alla volta si diventò più scettici ed egli eiia sempre più spesso costretto a difendersi contro coloro, che mettevano in dubbio le' sue profezie. I (danni molto evidenti delle relazioni tese con Roma, ch’erano conseguenza naturale della protezione accordata a un domenicano scomunicato, soprattutto poi il non avere il papa approvato l’imposizione d’una decima sui beni ecclesiastici, indussero molti alla riflessione e accrebbero il numero degl’increduli. A qual punto fossero giunte le cose a questo riguardo, lo mostrano le consulte del marzo 1498 circa il contegno da tenersi di fronte a Roma: Francesco Valori, fido amico del Savonarola, ed altri ancora presero a difendere calorosamente il frate, ma trovarono una forte contrarietà. Da questa parte si ¿fecero valere sia i danni materiali, che erano inevitabili ai Fiorentini ostinandosi a proseguire sulla via fino allora tenuta, sia anche motivi superiori. Giovanni Canacci insistette sul potere giurisdizionale del papa su tutti: si dia a! papìa, ciò ch’è del papa. Giuliano Gondi ricordò l’obbedienza pre; stata al papa: rifiutandola ora, così egli, ci renderemmo rei di spergiuro. Il Savonarola predica che Alessandro VI non è papa e lo vilipende in maniera affatto inaudita ; egli fonderà anche una setta nella città. Non bisogna tuttavia per un tal uomo inimicarsi il papa e tutte le potenze italiane. Alla fine accadrà, che i i 10" rentini verranno dichiarati ribelli alla Chiesa e trattati conn‘ tali. Giovanni Brunetti osservò, che il Savonarola per quanto buono, per quanto dotto poteva errare. Guid’Antonio Vespuc-disse, che tutto ben ponderato gli sembrava miglior partito ol> dire al papa. «Voi avete in Roma — disse — il vostro ambascia tore, il quale è incaricato di ottenere dal papa l’approvazione de ^ decima, senza la quale la città nostra mal potrebbe più reggei e. di conservarlo ben disposto rispetto all’ottenimento di quanto a ’ biamo perduto. Pretendere grazie dal papa e al tempo stesso 1 Giudizio di Crkigiiton III, 238. 01'. anche sopra p. 461 n. - 2 Ofr. sopra p. 477, 4S3 e Archivio Veneto Vili. 77.