Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7. una commissione di otto (cardinali, il cui intento doveva essere avanti tutto la riforma della curia e dei suoi impiegati.1 II 30 marzo >1512 usciva già una bolla di riforma, diretta ad alleggerire le tasse troppo gravose da pagarsi alla curia e a togliere gli abusi degl’impiegati.2 Quanto al resto avrebbe provveduto il concilio- Se la morte chiamò a sé il pontefice proprio nel momento in cui ,si accingeva per questa via a compiere su larga scala l’interna riforma della Chiesa,3 a noi non resta che un profondo rimpianto. Se si propone la questione così : non sarebbe stato meglio lavorare prima alla riforma interna e poi mirare alla potenza politica e esterna della Chiesa? nel rispondere si può essere di avviso disparato, ma nel giudicare Giulio II è criterio decisivo il punto di vista nel quale egli si è messo.4 II papa della Rovere era profondamente convinto che la restaurazione dello stato della Chiesa e per conseguenza la libertà e la indipendenza della Santa Sede fosse il compito primo e più importante, che a lui imponeva il suo ufficio. Era sua intima persuasione, che la libertà della Chiesa fosse necessariamente determinata dalla sua piena indipendenza nel dominio temporale. Al cospetto della morte uscì a dire che il suo pontificato era stato così pieno di affanni e di cure, ch’egli poteva bene rassomigliarsi a un martire.5 È questa la prova più forte che la sua coscienza non gli muoveva alcun rimprovero a causa delle sue guerre, che le ha ritenute indispensabili, e che le sue intenzioni erano pure e sincere. Le condizioni infatti create dai Borgia erano di tal natura, che al papa conveniva assicurarsi bene il terreno sotto i piedi prima di accingersi alla vasta questione della riforma. Un papa [impotente, mal sicuro in Roma della sua vita, non poteva affrontare una questione, nella soluzione della quale 1 Vedi il breve del 1,0 marzo 1512 in Desjahiuns II, 575, Raynalo 151--n. 31, e Corti, dipi. Portico. L 153 s. Guglia, Studien II, 19. Per lo stato delle cose lalla Curia (sempre bisogno di denaro se si vuole ottenere qualcosa) efr. le comunicazioni dalle relazioni di Giovanni Blankenfeld, che fu a Roma dalla fine d’ottobre del 1512 come procuratore doli'Ordì uè teutonico, presso W. Schitoring, J. Blankenfeld (Schriften des Ver. f. Reformationsgesch. 86). Halle 1905, 114 ss. ISulla venalità degli impiegati di curia, vedi un’interessante testimonianza in Archiv. f. d. hist. Ver. f. Bem XI, 246. 2 Originale ueU’A rchivio segreto pontificio Arni. IX, eap. 3. n. 29. Una' copia di questo d.ocumento nell’ Archivio