Giudizio finale sul Savonarola. mondanità del papato aveva raggiunto in Alessandro VI l’apogeo. Se non che nel suo acceso zelo per un morale rinnovamento il Savonarola non solo si fece trascinare agli attacchi più intemperanti contro l’alto e basso clero, ma dimenticò pure compieta-mente, che -quelle sue prediche-invettive erano tali da togliere ogni credito allo stato ecclesiastico. Egli inoltre dimenticò affatto, che l’esercizio del predicare dipende dal mandato dei superiori e che una scomunica non notoriamente invalida deve in pubblico essere rispettata da chi n’è colpito. Allorché egli si dava come profeta mandato da Dio, era certo lungi da lui l’idea dell’inganno : tuttavia egli non diede che troppo presto la prova, che lo spirito he lo agitava (non veniva più dall’alto, poiché la prova d’una missione divina è innanzi tutto l’umile ubbidienza verso la suprema autorità stabilita da Dio. Questa il Savonarola andò compieta-mente perdendo a poco a poco. « Egli stimò troppo se stesso insor dendo contro una potenza, che nessuno può attaccare senza pregiudicare a se stesso. Nulla si può riformare con la disubbidienza: non era questa la strada per diventare un apostolo per Firenze o per Ronna».1 -arebbe assai vantaggioso. Presso Rondoni, Una relazione, in Ardi. star. ital. ■'>* serie II (1888), 282 sta la relazione di Sigismondo Tizio sui numerosi seguaci di S. in Firenze dopo la sua morte. Solo alcuni pochi scritti di S. vennero posti all'indice nel 1550 nella seconda classe; cfr. Reusch, Dei- Index I, 368 e In Zeitsdir. f. Kirehengeseh. XV (1895), 98. Makia Brie (Savonarola "i dei- dentxdien Literatur, (Breslau 19Q3) dii un quadro delle ¡raffigurazioni • glorificazioni poetiche tedesche del S., specialmente del Lenau. 1 Giudizio del Cardinal Xewman, Vortrage und Redon (versione ted. Koln 1800, p. 214); cfr. Rohbbaciier-Knopfler 277. Cesare Balbo, Storia d'Italia 1 <*diz. decima, Firenze 1S56) cosi scrive del priore di >S. Marco (p. 276): «Di Savonarola ehi fa un santo, chi un eresiarca precursor di Lutero, chi un eroe 'li libertà. Ma son sogni : i veri santi non si servon del tempio a negozi umani ; i veri eretici non muo*ion nel seno della Chiesa, come morì, benche Perseguitato, Savonarola; e i veri eroi di libertà sono un po’ più sodi, non si ifi-dono in chiasso come lui. Fu un entusiasta di buon conto; e che sarebbe "tato forse di buon prò, se si fosse ecclesiasticamente contentato di predicare contro alle crescenti corruttele della spensierata Italia ». Cfr. anche Tibaboschi, Storia della letteratura italiana VI 2, 433 s. Il lavoro di Lt'cas, spesso citato 'lui addietro, pregevole e (distinto per calma e saggia critica, s’accorda nei unti sostanziali col nostro giudizio sul lS., specialmente nel suo rapporto con Alessandro VI. Si esprimono consenzienti colla nostra concezioni1 anche Frie-»ensbubg in Quellen u. Forseh. am ital. Arehiven I (1898), JBhses in QuartaUchr. XII (1898), 242 e XIII (1899), 379; Koln. \olh»zeitung del maggio 1898, n. 426. J. Chevalier in Rev. de» quest. Mst, LXA' (1P99), 581 s. ; p- Mourrei, Hist. gén. de l'Eglise V, Paris 1910, 217 s. Col giudizio del New-si dichiarò andare perfettamente d’accordo il prof. 1. X. Kraus in un articolo (Ut. Rundaehau 1898, col. 68) che si collega al mio scritto: Zur rthcilung Saronarola's ; solo che egli desidererebbe un esame più accurato interno alle condizioni di spirito del Savonarola, che egli dichiara « del tutto Patologiche». A questo accenna anche il Dr. Cardai:ns, che pure aderisce al mio apprezzamento, allorché scrive (loc. cit. p. 535-536) : « Prete, profeta, po-