Tensione tra Francia e Roma. 721 il Bentivoglio mi regalerà per giunta 100000 ducati. In verità, il papa della Rovere viene da una famiglia di contadini ; bisogna stargli alle spalle col bastone».1 Quando fu dissipato ogni dubbio circa la calata di Luigi XII in Italia, sorse in Giulio II l’idea di lasciare Bologna onde evitare in tal modo un abboccamento personale con lui. L’esercito, che Luigi XII stava reclutando, era così poderoso, che a buon diritto temevansi altri disegni oltre all’assoggettamento di Genova staccatasi dalla P'ranoia. Soggiornando più a lungo a Bologna, il papa temeva per la sua «persona e quindi prese la risoluzione di far ritorno a Roma come i suoi curiali sospiravano da tanto tempo. Il 12 febbraio <1607 egli comunicò la sua intenzione ai cardinali in un concistoro segreto. La sorpresa e il malumore dei Bolognesi per questa inattesa risoluzione ¡fu tanto più grande, in quanto che il nuovo riordinamento delle cose non era stato ancora condotto a termine isotto nessun riguardo. Il dispetto dei Bolognesi isi dileguò tuttavia tosto che il papa si disse pronto a confermare le franchigie accordate alla città da Niccolò V e a dividere il potere governativo tra il legiato e il consiglio dei quaranta. 2 Tuttavia egli fidavasi così poco di quel popolo turbolento, che diede ordine si costruisse una cittadella a Porta Galliera, della quale egli stesso il 20 febbraio pose la prima pietra. Il giorno innanzi aveva nominato legato di Bologna il cardinale Antonio Ferreri — una scelta, come presto si vide, assai felice. Al Ferreri successe in Perugia il Cardinal Leonardo Grosso della Rovere, al quale subentrò in Viterbo Francesco Alidosi.3 Dopo aver pubblicato anche la bolla sul consiglio dei quaranta, il papa il 22 di febbraio del 1507 lasciò con gran dolore dei Bolognesi la città, dove nel medesimo tempo fece il suo ingresso il nuovo legato.4 Giulio II recossi innanzi tutto a Imola, dove fece pratiche per la pace, poi si recò a Forlì e Cesena, evitando anche questa volta di toccare Faenza, ch’era in dominio dei Veneziani. Quindi visitò Porto Cesenatico, Sant’Arcangelo e Urbino, indi, passando per 1 I>K8.rarm.n's li, 220; cfr. 224 ss. 2 Pabis de Gbassis, ed. Frati 1,38-142. lOfr. Sigismondo de’ Conti II, 364, quale passa sotto silenzio il vero motivo della partenza. Gozzadinl, Alcuni Svenimenti 76-77. 3 Paris de Gbassis. ed. Frati, 147-148. Cfr. Sanuto VI. 53C, 551-552. Gozzadini, Alcuni avvenimenti 70-3. *Ghibardacci all’anno 1507. Cod. ~68 della Biblioteca dell’Università di Bologna. Sulla posizione della prima pietra della cittadella vedi Guglielmotti I, 62. La bolla di nomina di A. Ferreri in data di Bologna 20 febbraio 1507. per quanto sappia ancora inedita, trovasi nell’Archivio di Stato in Bologna. * Paris de Gbassis, ed. Fbati 149, 151 s. ‘Sigismondo de' Conti II, 364 e * -leía consist. f. 23 nell’A rchivio concistoriale del Vaticano. Pastos, Storia dei Papi, III. 46