148 Introduzione. del popolo esercitavano sui loro contemporanei, ha essenzialmente la sua base sullo scotimento delle coscienze. Le loro prediche erano adattate in modo sorprendente alle varie condizioni del momento, al cui miglioramento tendevano. Colle loro parole infuocate essi da genuini missionari popolari cercavano di ricondurre i loro uditori ad una vita cristiana. L’argomento preferito e che essi esponevano energicamente, erano i varii castighi temporali, che i peccati attiravano sui loro autori; era senza dubbio questo l’argomento, che più di tutti poteva indurre alla riflessione e alla penitenza gli uomini leggeri e sensuali del rinascimento.1 Alla testa di questi banditori del più puro amore di Dio e del prossimo sta un uomo, che ha molta somiglianza con Francesco d’Assisi: Bernardino da Siena. Entrato a 22 anni nei Francescani, egli si dedicò tutto all’ufficio della predicazione e, come disse Pio II, come un secondo Paolo fece risuonare la sua voce per tutta l’Italia. Già quattro anni dopo la morte (f 1444) Bernardino, che aveva rinunziato alla mitra e al cappello cardinalizio per restare, quale genuino discepolo del poverello d’Assisi, predicatore del popolo semplice, era proclamato santo. « Padre, io ho annunziato il tuo nome a tutto il mondo », scrisse il Pinturicchio sotto l’affresco, con cui glorificollo nella biblioteca del duomo di Siena. Molti confratelli dell’Ordine gareggiarono con Bernardino; così Alberto da Sarteano (t 1450), Antonio da Rimini (circa il 1450), Silvestro da Siena (circa il 1450), Giovanni da Prato (circa il 1455), Giovanni Capistrano (f 1456), Antonio da Biton+o (f 1459), Iacopo della Marca (t 1476), Roberto da Lecce (f 1488), Antonio da Vercelli (t 1483), Michele da Carcano (circa il 1485), Bernardino da Feltre (f 1494), Bernardino da Bustis (f 1500). Non è un caso che tutti appartenessero all’Ordine francescano poiché la sua azione principale da antica data era consistita nel-l’intervenire come paciere nei dissidi sociali; ma anche da altri comunità religiose uscirono non pochi celebri predicatori. Nominiamo qui fra i più insigni: i Serviti Paolo Attavanti e Cesario de’ Coniughi, i Domenicani Giovanni Dominici, Giovanni da Napoli e Gabriele Barletta, il Carmelitano Battista Panezio, gli Agostiniani Aurelio Brandolino Lippi e Egidio da Viterbo.3 1 Burckhardt, Cultiir II*. 239-240. - Alle operi' menzionate nel nostro voi. I, -tì. n. 4 (ed. 1931) ii agRÌungaii'1 ancora : Tirahosoiii VI 2. 122 ss. Grasse, Lehrbueh der Litcraturgesch. II. 173ss. e Rossi. Quattrocento 102 s. ; J\ Zanotto, Storia riditi predicazione nei secoli della letteratura itili., Modena l.HOO. 1!. Riffa, Della eloquenza xileni nel Quattro-cento c particolarmente dei sermoni volgari dei Poliziano, Cagiiari-Sassari 181*0; Symoxiis. The Age of tln Despolx 3.X4 s.. 477 ss. ; Bau moartn kr. Yeillit. NI. 182 s. ; Houeapfei., (leseli. des Franziskanerordens 219 ss.; A. Zasbmj. l'redieatori a Urem ia nel Quattrocento, in Ardi. stor. Lomb. 3* serie XV (1901). &3-114 (tratta specialmente di Bernardino da Siena, Alberto da Sarteano, Gio-