232 Libro I. Innocenzo Vili. 1484-1492. Capitolo 2. pagamento del tributo, ma che ora in seguito alle spese fatte per la Chiesa trovavasi affatto sprovveduto di denaro. Riguardo al suo ingerirsi in affari ecclesiastici, di cui il nunzio gli fece parola in secondo luogo, Ferrante osservò, che egli conosceva bene i suoi sudditi, mentre il papa non li conosceva ; egli quindi conferirebbe anche in seguito le prebende a coloro che riterrebbe degni e che Innocenzo Vili poteva ben contentarsi della conferma. Quando da ultimo Menzi accennò all’àncarcerazione dei baroni contraria ai termini dell’accordo, il re ricordò la cattura e la posteriore libe»-razione dei cardinali Colonna e Savelli fatta da Sisto IV ed aggiunse: |«Così voglio procedere anch’io coi miei sudditi sleali ". Dopo ciò, fatto dar fiato al corno da caccia, se ne andò col suo cavallo senza nemmeno salutare il nunzio.1 Di fronte a siffatta mancanza di riguardo pare che Innocenzo Vili abbia dapprima perduto ogni energia. Gian Jacopo Tri-vulzio — scrive l’ambasciatore ferrarese il 6 settembre 1487 — parlando della pusillanimità, storditezza e piccineria del papa, dice cose che solo potrebbero ripetersi dell’uomo più semplicione ed aggiunge, che se non gli si dà animo e non lo si tiene un po’ sollevato, farà la fine più miseranda.2 La fiacchezza del papa spronò Ferrante a procedere sempre più villanamente: ora infatti emanò un solenne appello ad un concilio.3 Pochi giorni dopo che questa notizia era giunta a Firenze, venne da Lorenzo de’ Medici il segretario privato del papa Jacopo Gherardi dà Volterra con la missione segreta di combinare una lega contro Napoli tra Firenze, Milano e Venezia. Ma siccome Lorenzo non voleva punto sapere di un’azione guerresca e dissuase il papa daU’infliggere censure ecclesiastiche, tutto il piano andò in fumo.4 In Roma davasi fin dall’ottobre pubblicamente come certo, 1 Oltre l’Infessura 229-230 cfr. anche il dispaccio modenese presso Bv la.v 242. n. 3. V. anche Nuxzr.vxTR. Lettere di Pantano 3. Mentre il non»’ Menzì era a Napoli. Ferrante che prima pel tramite di Lorenzo de’ Me*1'' aveva cercato per via pacifica di indurre il papa alla rinunzia del censo frodale (cfr. Carusi xxxv. fece a mezzo nel suo ambasciatore a Conia raPPp sentare le ragioni, per le quali sosteneva ch'egli non era obbligato a pa£:!r un censo. Carusi xi.m-xxv ; ibld. cxix-cxxxvr VIstnimento per la protesto <*' Ferrante d’Aragona contro il censo. Cfr. anche l’istruzione per Loisi di Ca',,! nuovo al papa (29 agosto 14871 in Ferdinand* Instruet. 307-372. 2 Cappkixi fiS. Iìkumost, Lorenzo 112, 2*7. 3 Cfr. le relazioni presso Buse», Lorenzo 85 s. e presso Cappeoi.i 66, co'1" pure Bat,ttze I, 518 s. * Clfr. Tabarrini in Arch. stor. ital. 3 iSerìe VII 2, 3s. ; X 2, 8 ss. : Iti’ MONT, Loronzo II=, 248 s. e Bttser. Lorenzo 86 s. Cfr. ora anche l'importo"1' opera documentaria già più volte cit. di E. Carusi, Dispacci e lettere di (>'* corno Gherardi nunzio pontifìcio a Firenze e Milano USI-USO, Roma 1909 (l j Fedele in Aroh. d. Soc. Rom. XXXV [1911], 250-254; Ehses in Hist. J«hr \ XXXI [1910], 855). V. anche Carusi loc. cit., Prefazione in-, Le due istruii'