418 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4. stesso con i suoi famigliari dovette passare a guado nell’acqua che gli giungeva fino al petto; i danni da lui subiti si computano a 4000 ducati. Noi provvedemmo di vino lui e tutto il vicinato, egli ci fornì di pane. Fino al sabato sera le acque furono in continuo aumento; nel nostro cortile misuravano sette piedi, nella strada dieci di altezza. In simil guisla venne invasa tutta la città. A destra e sinistra vedevansi zattere e barchette solcare le strade come nella nostra laguna per provvedere cibo ai bloccati dalle acque». In qualche posto la fiumana giunse così improvvisa, che sorprese la gente nel letto. Molti annegarono, molti più ancora perdettero ogni loro avere. Durante la notte si udivano di lontano le grida invocanti soccorso di coloro ch’erano stati sorpresi dalla piena. Per tre ore infuriò un turbine più violento di una tempesta di mare. Essendo le fontane divenute inservibili ed i viveri andati a male, gli abitanti di alcuni rioni della città caddero nella più grande miseria. « Molti fino ad ora non possono estinguere la sete — riferisce ii 'suddetto relatore — eppure siamo ne'U’acqua fino ad annegarne. In Trastevere si: teme il crollo dei ponti. Molte case e palazzi sono rovinati seppellendo gli abitanti sotto le loro macerie. I pavimenti a mosaico delle chiese sono distrutti, egualmente dicasi delle sepolture ed anche dei viveri che si trovavano nella città. Quasi tutto il bestiame dei dintorni è perito, e i pastori per salvare la loro vita si sono rifugiati sugli alberi e si sono legati ad essi, ma parte sono periti di fame e di freddo, parte vennero trasportati dalle onde mezzo- morti in città insieme agli alberi sradicati. Si teme che i dintorni di Roma non daranno alcun raccolto nell’anno prossimo. Anche ài tempo di Sisto IV e Martino V sono avvenute grandi inondazioni, ma una piena come questa Roma non t’aveva ancor vista. Molti sono presi da grande timore e ritengono questa inondazione per qualche cosa di prodigioso, tuttavia di ciò non ispetta a me il parlare. Si teme a ragione una generale mortalità del bestiame, cosa sempre intervenuta dopo simili inondazioni. Queste contrade di Roma hanno sofferto talmente che mettono pietà. Il papa ha ordinato delle processioni per implorare la misericordia di Dio. Roma, 4 dicembre 1495»- Nella notte tra il sabato e la domenica1 le acque cominciarono sensibilmente a diminuire. « Ieri mattina — leggesi nella relazione d’un veneziano in data 8 dicembre — l’acqua erasi ritirata dalle strade, ma i cortili e le cantine erano piene di animali morti e eh altre immondizie, di modo che non basteranno tre mesi a ripur- i Dal 5 al 6 dicembre, non dopo 5 giorni, come ritiene Lange 16, poiclii* la relazione veneziana è dell’8 dicembre (martedì). Pietro Delfino dice inoltre espressamente, che l’acqua era cresciuta per sex et triginta lioras quarta videlicet quintaque hulus tnensis. Haynailu 1495, n. 38.