Psicologia savonaroliana. 459 segretezza per opera dell’ambasciatore fiorentino del duca di Ferrara egli si era messo in rapporto con questo principe, implorando il suo aiuto nel caso che il papa non gli menasse buona la sua scusa e intendesse procedere più avanti contro di lui.1 Siccome il papa ora mostravasi pronto all’indulgenza e al perdono, e per di più lo scopo proprio ed immediato delle prediche, cioè il mandare a vuoto l’assalto dei Medici, era raggiunto, il Savonarola poteva sospendere nell’Avvento la sua predicazione senza farsi troppa violenza. E tanto meglio il poteva, visto che i suoi aderenti ottenevano sempre più predominio nella città.2 Ora egli invece mise in opera tutte le leve onde ottenere dal papa la revoca del divieto di predicare, poiché soltanto così egli credeva di poter proseguire la sua azione politico-religiosa. Il governo di Firenze si adoperava instancabilmente e in tutti i modi per il medesimo intento. Il 13 novembre fu spedita una lettera al papa, alla quale seguì un’altra al protettore dell’Ordine domenicano in Roma, il Cardinal Carata.3 Questo principe di S. Chiesa — a quianto riferivano le relazioni fiorentine da Roma — in un colloquio avrebbe persuaso il papa a permettere di nuovo la predicazione al Savonarola, ove questi si tenesse nel campo religioso. Nemmeno il Savonarola osò affermare che in realtà fosse stato dato un tal permesso. Che tale licenza non fosse data nemmeno a voce (certo non sussisteva un breve in proposito) risulta chiaro dal contegno della Signoria di Firenze,4 che il giorno 11 febbraio 1496 decise d’intimare senz’altro al Savonarola di riprendere le sue prediche 1 Dispaccio del 20 ottobre presso Cappelli, Savonarola 09. Da esso rilevasi, che il breve del 16 ottobre non era ancora giunto a Firenze. 2 Ranke, Studien 252. ’ Vedi Yillari I. App. cxnr; Gherardi 130 ss. Cfr. Lucas 197 s. * Vedi Cosci 131-432; cfr. Cipolla 733. Degna di nota mi sembra anche la tetterà del Savonarola del 2 febbraio 1490 ad Antonio de Olanda (presso Vellabi UJ, cxiv), nella quale si dice: Si impetraWur licentia praedieandi prò me a siimmo Pontifici', daho vobis in praedicatoreni Fr. Dominicani de piscia, hxeitate rrao fratres et alios devotos ad orandum prò Ime causa, quia res habet difficili-latem. Schnitzer (Hist.-pol. Bl. CXXV [1900], 414s.) osserva in proposito: «La ‘'osa non è cosi sicura, come pensa Pastor », ma da ciò ch’egli adduce i>er 1 opinione contraria risulta tutt’al più che al tempo in questione una voce sosteneva 'a concessione della licenza. Realmente di tutto ciò è degna di nota soltanto la relazione dell’agente milanese Somenzi a Lodovico il Moro del 10 febbraio 1496 '■¿refc. s/or. ital. X. S. XVIII 2, p. 9), secondo la quale nell’occasione di ciò che fece l'ultimo giorno di carnevale S. avrebbe dichiarato pubblicamente che aveva ottenuto il permesso di predicare. Se realmente ha detto questo, egli in quel S'orno avrebbe quindi creduto all'esistenza di una licenza (data oralmente al Parafa). Ma poi i> altrettanto degno di nota, come Lucas osserva in proposito 200; cfr. 202), che nella predica d'introduzione del 17 febbraio non s’appeliò ■ '' '* 11 tale licenza, come neanche più tardi. iLe pa/role riportate nel testo della Pudica d'introduzione cercano invero di giustificare la disobbedienza.