424 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5. tralasciato che significhi guerra aperta. A far di peggio non manca loro la cattiva volontà, ma solo il potere. Noi non vediamo alcun segno di pace, ma unicamente segni di guerra. Da tutto questo segue, che noi col tirare avanti la guerra, col presidiare i passi non diamo l’assalto, ma soltanto ci difendiamo».1 Tutto fu inutile: Massimiliano dovette riunciare al piano di guerra che aveva da principio. Egli prese ora il partito di costringere i Fiorentini, mediante la conquista della loro città marittim:: di Livorno, a rinunziare alla signoria su Pisa e ad abbandonare l’alleanza con la Francia. Ma anche questo disegno fallì essendone non ultima ragione il fatto, che Venezia e Milano ricusarono di prestare l’indispensabile aiutò promesso.2 Verso la fine dell’anno Massimiliano, profondamente irritato per il modo indegno con cui i suoi stessi alleati l’aveano abbandonato, se ne ritornò nel Tirolo.s Intanto Alessandro VI si dava ogni premura onde trarre vantaggio per i suoi scopi della mutata condizione delle cose nel regno napoletano^ « Liberatosi da grande paura con la cacciata dei Francesi dall’Italia »,4 egli prese la decisione di annientare l’alta aristocrazia 'insubordinata, la quale durante l’invasione francese 1 Sanuto I, 295-297. Carlo Vili ogni qualvolta si trattò di benefici francesi si oppose con buon successo al conferimento di prebende per mezzo della Curia e impedì che 1 pagamenti in denaro affluissero a Roma. Nel giugno del 1400 corse anzi voce, ch'egli volesse fare eleggere in Francia il Cardinal Giuliano come muovo pontefice; vedi Brosch, Julius II. 73. iSui rapporti di allora tra Massimiliano ed Alessandro VI vedi Sanuto I, 422, 44iS e I'lmaxn I, 468 s.. 481. Sulle preoccupazioni di Alessandro VI vedi Hofi.ee. Rodrigo de Borja <>*'•-Cfr. una * lettera del cardinale A. ISforza del 15 settembre 1490. nella quale si legge: * « X. Sn> sta in grande sospensione che questi modi de la Ces. il'“ 11 quali non pareno alla B. Sua che siino cum quella «prudentia et misura che recercharia il bisogno commiine et la qualita de questi tempi periculosi ». A r -vio di Stato in Milano. 2 Una lettera del doge Agostino Barbarigo all'ambasciatore veneto presso il papa del 4 novembre 1496, pubblicata da P. Vigo in Ardi. stor. Hai. 5* serie XXI (1898), '321 s., rileva veramente l’importanza dell’impresa per la lega, ed anche Venezia per parte sua non lascierìl mancar nulla, e incarica l'anlbascis-tore di pregare il papa in nome di Venezia ad aiutare lui pure Massimili«11"- * Uìlmann I, 473 ss., 500 ss., 518-519. Htjber III, 345 s. Cipolla 739 s. S»1 significato dell'impresa giudica più favorevolmente di Ulmann il Kaser (Deutsche Oesdi. II, 68-70). ¡Cfr. inoltre Wour, Beziehungen Kaiser MaximiUans 1■ Italien 25-40, 114 s. Per la storia della condotta di Massimiliano nei nego7-' della lega negli anni seguenti (1496-99) cfr. Correspondeneia de Gvtierrt Gomez de Fuensalida, enibajador en Aleniamo, Flaniles y Inglaterra (IV1 h 1509), pul/licada por d Duque de Berwio-v y de Alba, Madrid 1907, viii-x' e le relazioni sulle trattative di Fuensalida con Massimiliano, ibid. 1-H- J Cosi dice ¡Sigismondo de’ Conti II, 165.