Adriano da Corneto. sterza umana in generale. Fonte di ogni fede e di ogni sapere è secondo Adriano la sacra scrittura. La fede precede il sapere, senza fede non si dà un retto sapere ; la ragione umana è inetta a conoscere le cose divine, e solo approfondendo la Bibbia si ottiene scienza, felicità e beatitudine. « A tutti i filosofi, dice Adriano, manca l’esempio della divina umiltà, il quale nel tempo più opportuno è stato illuminato da Cristo. Io non chieggo che cosa dicano i filosofi, chieggo che cosa facciano. I dialettici, dei quali è capo Aristotele, sogliono stendere le reti delle argomentazioni, la loro arte è la controversia, ma il cristiano deve fuggirla. La dialettica deve rigettarsi affatto ed abbiamo in dispregio anche l’eleganza della rettorica e ci rivolgiamo alla gravità della sacra scrittura. L’interpretazione della Chiesa deve parlare a tutta l’umanità, poiché la Chiesa non consta di un’accademia, sì bene del popolo comune. A nulla giova conoscere i postulati della geometria, dell’aritmetica e della musica; l’astrologia e la geometria non conducono punto a salute, ma menano all’errore e ritraggono da Dio. Il Signore va lodato e celebrato più nel cuore, che con la musica. La grammatica, come anche la letteratura, possono però tornar proficue alla vita per ben parlare e per discernere il vero dal falso. Le arti libere non meritano questo nome : non esse, ma solo il Cristo fa liberi. Cibo del diavolo sono le opere dei poeti, la sapienza dei mondani, la pompa della rettorica: queste cose incatenano le orecchie, seducono il cuore, ma non saziano punto la fame della verità. Platone, Aristotele, gli epicurei e gli stoici, sono tutti dannati col diavolo nell’inferno, i filosofi sono i patriarchi degli eretici. Non le ragioni delle cose, ma il Creatore delle cose dobbiamo ricercare. La più santa e più dotta semplicità si è di essere volontariamente stolti e di non ammirare la sapienza della carne ». Degna di nota è tuttavia questa confessione: «Senza dubbio, se i filosofi hanno forse detto alcun che di vero e conforme alla nostra credenza, specialmente i platonici, non solo non è a temerne, ma bisogna valercene a nostro uso, quasi di cosa tolta a illegittimi possessori. Paragonata con quanto ci offre la sacra scrittura, essa è ben poco davvero». Verso la fine del libro Adriano esclama: «Che cosa ho io da ragionare di fisica, etica o logica? Quanto lingua umana può proferire, trovasi già nella sacra scrittura. La sua autorità è più grande della capacità di tutto lo spirito umano». L’essenza dell’opera si riassume pertanto in questo pensiero: « Ogni umano sapere è stoltezza e solamente in Dio è sapienza e verità. Per giungere a Dio e a questa sapienza non occorre alcuna notizia di filosofia o di altra disciplina, non c’è bisogno di studiare gli scritti platonici e aristotelici, ma unicamente e soltanto d’una fede inconcussa nella religione rivelata, quale è espressa nella Bibbia ».1 * Gkbhardt, Adrian von Cometo 54-67.