Adriano VI e la Svezia. 97 eccettuato l’egregio Giovanni Brask a Linkòping e il vecchio Ingeniar a Vexjò, in tutto il paese non v’era alcun altro vescovo.1 Ad Adriano VI non era sfuggito il bisogno della chiesa svedese, per provvedere al quale mandò nella persona di Giovanni Magni un legato d’origine svedese, che egli conosceva personalmente da Lovanio.2 Magni arrivò a Strengnàs quando Gustavo Wasa era già stato eletto re. Lo scaltro monarca, che nel fondo dell’anima s’era allontanato dalla Chiesa e faceva l’occhiolino ai ricchi beni del clero,3 nascose abilmente i suoi veri sentimenti e ricevette nel modo più onorevole il rappresentante del papa. Giovanni Magni aveva una missione simile a quella del Chie-regati; doveva cioè dichiarare la disposizione di Adriano ad abolire gli abusi ecclesiastici, ma insieme incitare il potere regio a procedere contro le novità luterane. La risposta del consiglio di Stato ispirato dal re esprimeva in principio la soddisfazione per le promesse del papa relative alla riforma, ma poi subito insisteva sulla necessità per la chiesa svedese anzitutto della formale deposizione del « ribelle » arcivescovo di Upsala Gustavo Trolle bandito in perpetuo come aderente del re danese Cristiano, e della istituzione di buoni vescovi indigeni sulle sedi vacanti e special-mente di un arcivescovo pacifico. Fino a che ciò non sia fatto sarà difficile l’eliminazione dei molti errori infiltratisi nella religione cristiana — il nome di Lutero qui è di proposito taciuto. Sbrigato il negozio dei vescovi il nunzio pontificio ritorni e tutto sarà riformato per il meglio.4 Allorché poi fece anche personalmente altre rimostranze al re a causa delle pretese di denaro dalla Chiesa e degli errori luterani, il legato ottenne una risposta così cortese che egli credette d’aver compiuto felicemente la sua missione.5 Pare che il credulo Magni non abbia visto che con tutta la sua cortesia il re se la era gabellata nel punto sostanziale e non aveva proibito la predicazione in senso luterano di Olao Petri e Strengnàs. Il 10 settembre 1523 Gustavo Wasa scrisse personalmente al papa nel senso, che ove i vescovati vacanti venissero provvisti con vescovi pacifici, che non intendessero nuocere alla corona, e il le- 1 Vedi Weidling 122 s., 131; Geijeb II, 34; Martin, G. Vana 164 s., 222 s. ; cfr. anche Sohttck, Svensk Litt.-hist., Stockholm 1890 e Berggren in Upsala Universitets Arsskrift 1899. 2 Vedi Jon. Magni, Eist. metr. in Script, rer. suec. Ili, 2, 75; Weidling 132 s., 138; Martin 172, 174; a ragione quest’ultimo rileva la prudente riserva nel breve 11 marzo 1523 (in Theiner, Schweden II, 5) che annuncia l’invio del Magni. 3 Reuterdahl, Svenska Kyrkanx Historia IV, 179, rileva che questo e non intima convinzione fu la ragione dell’apostasia di G. Wasa ; cfr. Martin 227. * Theiner, Schweden II, 7 s. Weidling 135. 5 Cfr. la lettera di Magni al Brask in Bandlingar rörande Skandm. Hist. XVII, 157 ss. Pastor, Storia dei Papi, IV, 2.