312 Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 6. riuscì a indurre alla partenza la soldatesca,1 che fino all’ultimo aveva continuato le sue ignominie e devastazioni.2 L’armata, che otto mesi prima contava 20000 uomini, era ridotta a 1500 cavalieri, 2 o 3000 italiani, 4000 spagnoli e 5000 tedeschi, tanto aveva infierito la peste fra le truppe. Ad essa soccombette ancora ai 13 di gennaio il giovane Melchiorre Frundsberg, la cui lapide sepolcrale nella chiesa nazionale tedesca dell’Anima ci ricorda uno dei più brutti tempi di Roma.s « Le truppe, dice un relatore tedesco,4 avevano distrutto e abbruciato la città: due terzi delle case erano annientate. Tutte le porte e finestre, in una parola tutto il legno fino alle travature vénne bruciato. La maggior parte degli abitanti, specialmente tutte le donne, erano fuggite».0 Per quindici miglia i dintorni somigliavano a un deserto.6 Le colonne di fuoco salienti al cielo da Rocca Priora e da Vai-montone segnarono la via presa dai lanzichenecchi alla volta di Napoli.7 Neanche ora erano finiti i patimenti dei disgraziati Romani. Nel pomeriggio di quel 17 febbraio, in cui partivano gli imperiali, il commendatore di Farfa e un capobanda di Arsoli penetrarono in Roma con plebaglia brigantesca, alla quale ben presto s’unirono anche dei Romani. Per le strade risuonò il grido di Chiesa, Francia, Orso! (gli Orsini) e di nuovo fu messo il sacco là dove era rimasto ancora qualche cosa da saccheggiare, specialmente nelle case dei Giudei. Tutti i ritardatarii dell’esercito imperiale vennero massacrati, non risparmiandosi neanche gli ammalati negli ospedali.8 Alla notizia di questi nuovi eccessi Clemente mandò Giovanni Corrado, poi un reparto di truppa sotto la condotta del romano Girolamo Mattei, a ristabilire l’ordine,9 insieme sforzandosi con ogni premura onde ovviare alla penuria dei viveri regnante in 1 iSanuto XLVI, 602, 613, 616, 643, 662. Ofr. Orano I, 345, n. 1 mercenari! Italiani e una parte spagnoli erano partiti già ai 14: vedi Omont 37; Robert 170. La notizia giunse a Orvieto solo il 20; vedi Sanuto XLVI, 662. 2 Vedi le notizie nel diario presso Omont, Suites du Sac de Rome 29; Gatangos III 2, n. 262, 289, 302 e Bai.a.v, Boschetti II, App. 42, 44. s GUICCIARDINI XVIII, 6. Cfr. iSchmihlin 277. * Cornelio de Fine nel suo * Diario alla Nazionale di Parigi. * Cfr. anche Gltalderonico 92 ; Alberini 360-361. e Molisi II, 21. ' Alberini 360. Cfr. Omont Suites du Sac de Rome 40. 8 Vedi le relazioni in Sanltto XLVI, 646, 649, 663. Cfr. Alberini 361, Omont 38 ss. e Gatangos III 2, n. 2S9. » Ofr. le ** lettere di G. M. della Porta del 20 e 27 febbraio 1528 (* « Intendendo X. S. che in Roma si continuava pili che mai di far ogni sorte disordine, S. B. ha spedite a quella via compagnie de fanti et de cavalli ; capo Hieronymo Matteo Romano»). Archivio di Stato in Firenze.