65 per sempre (1). Il governo bizantino dovette rassegnarsi ad abbracciare e seguire una politica difensiva, per impedire ulteriori usurpazioni longobarde sopra territori romani, o a logorare forze in vani, inutili, piccoli assalti spesso svantaggiosi. Il territorio veneto-istriano, come provincia dell’esarcato ravennate, fu partecipe di queste vicende, e, se non fu il teatro principale, senti e soffrì non meno amaramente delle altre terre il fremito della guerra, anche se potè mantenere il possesso di Aitino. In questa situazione l’interporsi di fattori psicologici e spirituali turbati riuscì oltremodo penoso, e più dolorose ancora e fatali per lo stesso governo ravennate furono le conseguenze, le quali cooperarono all’isolamento politico e morale della superstite circoscrizione adriatica nord-orientale. 13. — Dal tempo di Autari a quello di Agilulfo molte cose mutarono : mutò la sistemazione politico-militare nei rapporti fra Longobardi e Bizantini ; mutò la situazione religiosa nei rapporti tra la corte di Pavia e la chiesa di Roma ; mutò lo stato politico e religioso della laguna. Nel decennio di pace seguita all’intesa franco-longobarda, negoziata da re Autari negli ultimi momenti della sua vita, la politica agilulfìana aveva dovuto subire l’insistente scontrosità bizantina, impotente ad affrontare azioni vigorose e tuttavia restia ad accettare il programma di pace offerto (2). Col tempo era risultato uno stato di inquietudine lungo tutto il confine longobardo-bizantino, non atto a ispirare sentimenti di reciproca fiducia, di franchezza, di stabilità, e, o prima o poi, doveva degenerare in nuove rabbiose ostilità. Dalle regioni istriane e dalla linea del-l’Isonzo un po’ per volta l’irritazione bellicosa si estese alla terraferma veneta meridionale, fino ad ora immune da tali incontri, e oltre. Tutto il territorio, auspice Agilulfo, fu investito dalle forze longobarde nei primi anni del nuovo secolo, a dispetto della tregua faticosamente sottoscritta dopo laboriose trattative prolungatesi per (1) Vicende cit., I, 150 sg. (2) Pauli Diaconi, Misi. Lang., IV, 8, 12. 5