Contegno opprimente di Carlo V col papa. 227 in pronto».1 Ma coll’arrivo di nuove notizie favorevoli sull’aiuto ch’era d’aspettarsi dalla Francia si cambiò tosto l’umore del Giberti. Clemente, tutto paura e impazienza, aveva intanto mandato a Napoli dal Lannoy anche lo Schònberg, e, questi consigliava ad un accordo. Il papa stesso titubava; l’il dicembre disse all’am-basciatore fiorentino che egli non aveva più voglia della guerra dal momento che gli alleati erano così lenti nei loro soccorsi e che la lotta non faceva che accrescere la potenza dell’imperatore.2 Le condizioni del Lannoy, che il Quiñones portò la sera del 12 dicembre, parvero al Giberti troppo dure ed accettabili solo nel bisogno più estremo.3 Cioè per un armistizio di sei mesi il Lannoy, oltre ad un indennizzo ancora da fissarsi per la guerra, chiedeva in pegno provvisorio Ostia e Civitavecchia o Parma e Piacenza : nello stesso tempo egli fece sembiante di ottenere a forza questa pace particolare per mezzo delle sue truppe. Una pressione ancor più forte esercitò il segretario dell’ambasciata spagnola Perez, che molto probabilmente era d’intelligenza col Lannoy, quando in quel medesimo 12 dicembre consegnò in forma solenne al papa una serie di documenti, in cui erano esposte con inaudita acredine tutte le lagnanze dell’imperatore contro la politica papale e si minacciava un concilio generale. Per giudicare rettamente la condotta di Carlo V contro Clemente VII si deve tener presente la parte che aveva avuto l’imperatore nell’attacco di sorpresa compiuto dai Colonna. Ancora prima che fosse informato nei particolari sul contegno ostile del papa, Carlo PII giugno 1526 aveva dato istruzione al suo ambasciatore a Roma, che, qualora Clemente non si mostrasse docile, lo cacciasse da Roma per mezzo dei Colonna e mettesse in rivolta lo Stato della Chiesa. * L’imperatore, mentre in tal guisa approvava il colpo di pirateria6 subdolo ed indegno di lui fatto eseguire dal Moneada il 20 settembre per mezzo dei Colonna, di fronte al nunzio pontificio Castiglione parlava di devozione figliale verso 1 Lrtt. d. princ, I, 82; cfr. II, 177b. 2 * Dispaccio di G. de’ Medici in data di Roma 11 dicembre 1520 nel-' Archivio di Stato in Firenze. Sull’ondeggiante parere del papa '(•di specialmente Grethex 141. Un accordo di Clemente VII con Carlo V srnn--itliò nel modo più veemente il Canossa. Ofr. Arch. d. Hoc. Rom. XXIII, 285 s. * Cfr. Lctt. d. princ. II, 182. G. de’ Medici il 12 dicembre 1526 informa : « Questa sera è arrivato il generale et ha parlato a lungo con X. S. Porta 'li far una suspensione d’arme per sei mesi con li cautioni de l'observantia da 1 una banda et da l'altra. S. S,a spaccia questa nocte al rev. di Capila ». Archivio di Stato in Firenze. * Cfr. sopra p. 202 s. Gii» il 10 maggio 1526 il Sessa aveva consigliato, " cattivarsi l’amicizia dei pontifici mediante concessioni o di « spennacchiarli in modo che non possano più volare». Gayangos III 1, n. 419. Heli.-'• io 28. * Giudizio del Gbegobovius in Beilage zur. Allg. Zeitung 1876, nr. 205.