116 Libro II. Adriano VI. 1522-1523. Capitolo 3 b. stico per lo zelo del papa che, contrariamente ai suoi principii, ora egli prendesse danaro per uffici e dignità giustificando la cosa colla distretta della cristianità, che rendeva leciti simili mezzi. Adriano, narra il relatore che ci informa di ciò, è talmente oppresso da cure, che quasi si pente d’aver assunto la tiara.1 Nei suoi sforzi però per la difesa della cristianità, specialmente del regno d’Ungheria allora il più minacciato, egli non intiepidì. Lunghe consulte si tennero in proposito nel concistoro del 23 marzo. Trattossi anzi tutto di mettere insieme il denaro da darsi al legato stabilito per l’Ungheria, al quale inoltre dovevasi conferire — in segreto però e solo per il caso di necessità — i pieni poteri per alienare beni ecclesiastici d’Ungheria per la difesa del paese contro i Turchi.2 Con una bolla del 4 aprile 1528 Adriano concesse al re Ferdinando I in vista della guerra turca un terzo delle entrate annuali di tutto il clero secolare e regolare del Tirolo.3 In una relazione al suo re l’ambasciatore portoghese Miguel da Silva fra altri motivi, che dovevano indurlo a mandare navi e denaro per la guerra turca, adduce anche la vita santissima di 'Adriano VI, che doveva muovere ogni buon cristiano ad amarlo ed a porgergli efficace aiuto.4 Maggior impressione sui principi fecero le concessioni, alle quali Adriano si determinò. Così per esempio conferì al re portoghese finché vivesse l’amministrazione dell’Ordine militare di Cristo, al che seguirono poi anche altre prove di favore.5 Adriano VI cercò di guadagnare alla impresa della crociata il re d’Inghilterra soddisfacendo con dispense eccezionali a varii desiderii concernenti affari beneficiali dell’onnipotente ministro di lui, il Cardinal Wolsey6 e anzi conferendogli finalmente vita durante la legazione inglese.7 Dopo di che al Wolsey riuscì di determinare il re all’invio di uno speciale legato, il dottor Clerk, per le trattative della pace e dell’armistizio.8 Francesco I mantenne col papa la tattica fino allora seguita, la quale consisteva nell’assumere apparentemente un contegno assai cortese, nell’assicurare colle più forti parole la propria inclinazione nell’A rchiyio Gonzaga in Mantova. Cfr. anche la * lettera di Y. Albergati del 23 marzo 1523 nell’Archivio di Stato in Bologna. 1 Brewer III 2, n. 2893. 2 V. * Acta consist. (Archivio concistoriale) in App. n. 84. a Vedi Hirn, Oesch. der Tiroler Landtage von 1518 bis 1525 (Erläuterungen su Janssens Gesch., herausgeg. von Pastor IV 5, Freiburg 1905) 59, dove anche dei particolari sulla resistenza a questa bolla. * Corp. dipi. Port. II, 121. s Ibid. 131s., 134 s., 139 s., 140 s. Schäfer, Portugal III, 89; V, 150, 159. e Ofr. Creighton V, 203; Hefele-Hergenröther IX, 281. i Enrico Vili ringraziò il 22 febbraio 1523. Trovai l’originale di questa * lettera nell’A rchivio di Castel S. Angelo, Arm. IV, c. 2, n. 26. s Ofr. Gaohard, Corresp. lv.