Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 7. era alla testa il Capponi, uomo di buone intenzioni e moderato. Costui vagheggiava di salvare la patria sua mediante un accomodamento col papa e pel tramite di Iacopo Salviati avviò segrete trattative in Roma,5 la scoperta delle quali causò la sua cadut i addì 17 aprile 1529.2 Suo successore fu il passionato Francesco Carducci, nei circoli del quale non si parlava di Clemente che chiamandolo il tiranno e il bastardo. L’odio di questo democratico contro i Medici non sosteneva paragoni e con ciò la sorte di Firenze era decisa. Là si faceva di tutto per attizzare all’estremo il pontefice. Si tirò fuori il fatto mezzo dimenticato della sua nascita illegittima, lo si dileggiava e derideva con poesie e figure e gli si denegava persino la dignità pontificia.3 Siccome signore feudale, Clemente, minacciando le più gravi pene, aveva emanato addi 18 aprile per Perugia la proibizione per tutti di prendere servizi stranieri senza sua licenza. Ciò non ostante ai 4 di maggio i Fiorentini nominarono a loro capitano Malatesta Baglioni assoldando inoltre 200 uomini per presidiare Perugia.1 Vinto dall’ira, Clemente disse all’ambasciatore inglese, che voleva piuttosto essere i! cappellano anzi lo scudiere dell’imperatore che lasciarsi schernir dai suoi sudditi e vassalli ribelli.5 Al Contarini dichiarò che le vergognose offese infertegli dal commendatore di Farfa e da Mal; testa Baglioni procedevano dai Francesi e dai Fiorentini, i qual così l’avevano obbligato a pensare ai suoi proprii affari e a nor stare più d’ora in avanti per aria. Non intendere d’esser fatt* ancor una volta prigioniero e di venir portato a Firenze: alle con trosservazioni del Contarini il papa rispose : « Che debbo fare a vostro parere? Sono stato per aria e non ho contentato alcuno, an mi sono visto sprezzato da tutti ». Temere che le trattative di pac< tra Francesco e Carlo finirebbero col danno d’Italia e che le due parti lo lascerebbero in asso siccome non sicuro. Solo in apparenza si accoglierebbe un articolo, pel quale il papa avrebbe da essere il protettore della pace e con ciò egli dovrebbe contentarsi : « Vi dico, ambasciatore, concluse Clemente, che io sono stato forzato. Che volete ch’io faccia? Non ho potuto fare altrimenti » 1 Capponi 111. 226 s. Reumont, Toskana I, 23 s. Cipolla 950 s. l,f;B BENS II, 186 S. 2 La scoperta si dovette a una lettera perduta dal Capponi. Il testo di essa, che si conserva tuttora neH'A rchivio di iS t a t o in Firenze, presso Bi-oazzi, Misceli, storica, Firenze 1840. Ardi. stor. Itaì. Apiiend. VII. 259s. e presso Fossatì-Falletti, Assedio I, 232; cfr. anche Rossi. Guicciardini 1 118 s.,126. a Jovirs; ìli st. XXVII. 90. Vabchi I, 248 s., 492. I’ebbens III. 2C>7. * Cfr. ** A. da Hurgo a Ferdinando I da Roma 17 maggio 1529 (Archi' i " domestico, di Corte e di Stato in Vienna); Bontemfi 332: P«1' bens III, 201 s. » Relazione di Casale presso Hebbebt 233: cfr. Rauueb, Bricfc I. 1 « Relazione Contarini del 7 giugno 1529: vedi Dittbich, Regesten 54 ss. e Contarini 10(5 s.