172 Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 1. ed anche questa volta fallì completamente: nel selvaggio tumulto di guerra la sua voce rimase senz’effetto. L’invasione nella Provenza intrapresa con forze insufficienti non riuscì: la fortuna degli imperiali trovò fine presso i bastioni di Marsiglia. In Francia erasi potentemente avvampato il sentimento del re e della patria ed a Francesco I era stato accordato quanto desiderava. Tosto giunse agli imperiali la terribile notizia, che il re dei Francesi con un potente esercito trovavasi presso Avignone venendo perciò minacciati in egual guisa gli assediatori di Marsiglia e l’Italia superiore. Per conservare Milano all’imperatore, il Pescara levò ai 29 di settembre l’assedio di Marsiglia ed a marce forzate per le Alpi Marittime mosse verso l’Italia superiore allo stesso tempo che Francesco I avanzava con uno splendido esercito attraverso le Alpi Cozie. Era una gara verso il luogo della terra più inzuppato di sangue, la pianura del Po. Milano non potevasi più sostenere poiché v’infieriva la peste e verso la fine d’ottobre il Pescara colle sue truppe scoraggiate e di pessimo umore dovette ritirarsi verso Lodi di fronte alle forze superiori dei Francesi. L’astro di Carlo V pareva oscurarsi. A Roma Pasquino motteggiava : nelle Alpi è stato perduto un esercito imperiale: l’onesto trovatore è pregato di consegnarlo dietro buona mancia. Di fatto lo stato delle cose era tale che se Francesco I avesse continuato le sue operazioni con uguale circospezione e prontezza, l’Italia superiore sarebbe stata perduta per l’imperatore. Intanto, invece di sfruttare la cattiva posizione degli imperiali e di precipitarsi su di essi, il mal consigliato re di Francia si volse all’assedio della forte Pavia, difesa da Antonio de Leyva. Lo storico Giovio riferisce che all’annuncio di questa fatale decisione il Pescara esclamò: Eravamo vinti; in breve saremo vincitori!1 Dall’esito della lotta intorno a Pavia dipendeva il destino dell’Italia. Ciò non comprese abbastanza Francesco I, chè in caso contrario difficilmente egli avrebbe preso la risoluzione di mandare contro Napoli sotto la guida di John Stuart, duca d’Albany, diecimila uomini del suo esercito. Parallela alla lotta fra gli imperiali e i Francesi nell’Italia superiore svolgevasi a Roma una gara fra i diplomatici d’ambe le parti per ottenere il favore del papa. Clemente aveva veduto assai di mal occhio la partenza di Francesco I verso l’Italia- Al malumore per la condotta del re si associava il timore delle armi vittoriose dei Francesi. Pare che anche adesso il papa abbia pur sempre creduto alla possibilità di una conciliazione dei due che guerreggiavansi a sangue. Poiché niuno poteva calcolare l’esito del combattimento, egli procedette colla massima prudenza. Il 7 ottobre 1524 lasciò l’eterna città Baldas- i Jovrus, F. Davalus Pise. 377.