f‘5 Libro II. Adriano VI. 1522-1523. Capitolo ^Va poi Questa rigidezza verso la propria famiglia siccome un ^rtento $ durezza.1 Quantofossero correnti i più ingiusti giudizi è dimostrato dalle ^azioni flon solo deg^ ambasciatori imperiali profondamente esa-^^fbatiper m°tivi Politici»2 ma anche da quelle della maggior parte ^egii a]tri inviati. A4rjano non si lasciò stornare dal suo proposito %1 gener»le malcontento. Con quella fermezza, che gli era sempre '^ata DroP“a> ^ Perseverò in ciò, che aveva riconosciuto neces- Hrio I15uo Prog"raiinna efa prima di tutto di ovviare al pericolo ^rcocp°‘ di eseguire le riforme nel campo ecclesiastico, occupandosi0'0 in seconda linea dello Stato pontificio.3 U cofl’P'to £Ì£aUtesco che Adriano si era prefisso fu reso difficile i>on soltanto dal contegno ostile dei curiali e dall’opprimente coazione finanziaria, ma anche da infortunii, dei quali il Wpa tri affatto incolpevole. Già ai primi di settembre del 1522 iavi di nuovo ia peste a Roma : se ne annunciano alcuni ^si ^ di *luel 11)686 temuto ab antico per le sue proprietà Wrnidos8 a^a b& peste andò poi sempre crescendo. Agli (jj ,ettembfe si contavano circa 36 morti al giorno.4 Adriano VI ^>on niaiic“ prendere i necessarii provvedimenti. Mediante ordini riiO*’03^ cura Per l’assistenza religiosa degli ammalati Cercar# ‘nsienie ^ impedire l’ulteriore distendersi della peste t^oHa pro'^z'one vendere oggetti, che avessero appartenuto ai ^,i desideravano che il papa abbandonasse la città tutta appesi#'" P°ler1^0 esS* Scordare che persino un Niccolò V aveva j ,ifS. Vjij .-Ifciiini VI- La mancanza di nepotismo in Adriano, osserva ^j.. '.S eril ili11 esempi0 che non si capiva e ancor meno si apprezzava, Xi o^V *ion si cotjcepiva. Essa caratterizza il Papa, che la considerava i'011»«'coloro, cl)C ne inorridivano». e<'Cr* l|E8GKWrrH, li. n- 483. -490. 502, 50!). 540. <. Sr» atte®'*0 soHec'tamente ad ordinare l'annata sua per mandarla »! 3 '^ UliotÙ• Fatto Questo attenderà S. Stà alle cose de la chiesa spi- 1 sottoP „He temporali et dl le gente d’arme». G. M. della Porta l'il settem-tuaWjrchivio (j j Stato in Firenze. re lv ]( • reij£ionl t]¡ G. de' Medici 5, 9 (* «La peste al continuo fa più . 1 ' |1 (* «La l'oste Va impilando ogni giorno più e ne more trenta sei anno»)y), Ije J4 settembre 1522. Archivio di iS tato in Firenze, ©er gii#|e * lettcre di M. della porta del 9, U, 13 e 14 settembre 1522. . ajch’jü djjtato j a Firenze. ''VrcliiijI,n. ^4 »relazione di G. M. de’ Medici dell’8 settembre 1522. 5 V-Me (]¡ joviffs (Vita Adriani VJ.) che Adriano abbia trascurato di ■!i mi* il li^fifulo dejig peste, è quindi un’invenzione. ^oml# |'8 settel»bre 1532 g. de’ Medici credeva che il papa partirebbe, 6 Gye iiniiiinciiir^ : * il papa non parla di Partirsi: Archivio di 111F ì te[i /. e . igolla diffusione della peste Stefano Saffa notifica addi ^ tato »fi li-,-’: * « La peste qui tocca malamente et hormai ha compreso ^2 selti1'1