470 Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 11. dersi in Inghilterra e per ottenere in precedenza la conferma del papa o legargli talmente le mani che gli fosse reso impossibile di rifiutare la ratifica.1 Un incidente molto sfavorevole alla causa di Enrico Vili e che causò esso pure nuove dilazioni, fu la comparsa del breve di dispensa, fino allora sconosciuto, del 26 dicembre 1503, di cui Caterina di Spagna aveva avuto da Carlo V una copia e che presentò probabilmente nel novembre del 1528 perchè con esso cadevano le eccezioni di Enrico contro la validità della dispensa fondata sul tenore della bolla che la concedeva. Questo breve aggiunto alla bolla di dispensa se ne differenziava perchè mediante la parola « forse nella bolla era messa in dubbio la reale consumazione del matrimonio di Caterina con Arturo, mentre nel breve tale parola manca e quindi si ammette come reale la consumazione del matrimonio: inoltre se ne differenziava perchè nel breve, dopo addotte le ragioni per la dispensa, si aggiunge: «e per determinate altre ragioni». In doppia maniera il Wolsey cercò di rendere innocuo il breve. Prima di tutto col tentativo di venire in possesso dell’originale spingendosi furbescamente la stessa regina Caterina a chiederne, siccome nel suo proprio interesse, la consegna da Carlo V: non avendo questo condotto allo scopo si pensò di indurre il papa a dichiarare falso il breve: tale la missione precipua degli oratori Bryan e Vannes mandati dal papa (fine di novembre 1528), ai quali ben presto furono spediti dietro per lo stesso fine Knigth e Bennet. La pericolosa malattia di Clemente VII sul principio del 1529, la quale permise che si calcolasse sulla sua morte, suscitò ancora una 1 Ehses in IIist. Jahrb. 1888, 40 s. « Chi », dice Ehses p. 40, « voglia darsi In pena di esaminare alquanto più da vicino la politica del Wolsey e dei suoi incaricati a Roma, non ci contraddirà se diciamo che nelle pretese inglesi mancò ogni riguardo al diritto e alla convenienza e che rimase in piedi come unico motivo reale soltanto e sempre la sconfinata passione di Enrico Vili, il quale ad ogni costo voleva separarsi dalla moglie Caterina. Lo stesso Wolsey aveva pienamente questo punto di vista, però non per piaggiare la passione del re, ma -- almeno dal 1528 in poi — perchè prevedeva l'apostasia della chiesa d’Inghilterra, qualora Enrico non potesse riuscire a Roma seconda la sua volontà ». 2 Cfr. IIebbert Thurston, The Canon Kaw of thè divorce in Engì. Hist. Review XIX (1904), (532-645, che in quest’ultimo momento, non nell'esistenza o mancanza del forsan vede la differenza sostanziale tra la bolla e il breve e la vera ragione, la quale agli occhi di Enrico VIII e del Wolsey faceva aPl'a-rire il breve pericoloso per le loro intenzioni. — Sull’autenticità del breve, che anche recentemente fu messa in dubbio da Froude, cfr. Ehses. Das Dispensbrex Julius' II. für die Ehe Heinrichs Vili, von England mit Katherina von Arago-nien in Rom. Quartalschr. 1893, ISO-198 ed anche in Dokumente xxxn-xiöi-A'edi inoltre B ellesheim in Katholik 1896, II, 305 s. e in Hist.-polit. Blätter CXXIV (1S99)„ 578 ss. Cfr. anche Friedmann II, 328-337; Borée 34 ss. ; PococK I, 181-201. 3 Cfr. Brewer-Gairdner II, 307-333; Gairdner in Engl. Hist. Review 1S9<-237 ss. •