Colloquio del Contarmi col papa (4 gennaio 1529). 327 a tutto lo Stato pontifìcio. «Non creda Vostra Santità, così egli, che se ne vada il bene della Chiesa con questo pezzetto di Stato temporale : essa era la Chiesa, anzi la Chiesa migliore prima che l’avesse acquistato. La Chiesa è la comunità di tutti i cristiani : lo Stato della Chiesa è simile ad ogni altro Stato di principe italiano, perciò Vostra Santità deve in prima linea curare il bene della vera Chiesa, che consiste nella pace della cristianità e per ora lasciare andare in seconda linea il riguardo allo Stato temporale». Il papa rispose: « Riconosco bene, che dite la verità e che io, da uomo fedele al suo dovere, dovrei agire come m’esortate, ma dovrebbesi fare altrettanto anche dall’altra parte. Ora s’è arrivati nel mondo a questo, che il più astuto passa per l’uomo più eccellente e celebrato: chi opera diversamente da lui si dice che egli è un buon uomo, ma che non è buono a nulla e lo si pianta in asso». Contarmi repUcò: «Se Vostra Santità scorre tutta la sacra Scrittura, che non può errare, troverà che nulla si dà di più forte e potente della verità, della virtù, della bontà e della nobile intenzione. Io l’ho sperimentato e trovato vero in molti negozi privati. Vostra Santità si faccia coraggio e proceda con buona intenzione e Dio l’aiuterà senza dubbio e renderalla gloriosa e così senza pena e intrighi troverà la giusta via». Nella sua risposta il papa rimase sul suo punto di vista. Accennò al pericolo che gli imperiali si unissero con Firenze, Ferrara e Venezia. «A voi, aggiunse egli, lascieranno tutto quello che avete, ed io poi rimarrò come un uomo dabbene saccheggiato senza riavere alcunché del mio». Avendo il Contarini assicurato che Venezia non concluderebbe una pace a parte coll’imperatore senza gli altri membri della lega, il papa osservò: «Presso di voi tutto dipende da una palla». Inutili furono tutte le altre osservazioni dell’ambasciatore, sebbene le sue parole non mancassero di fare una certa impressione. « Ammetto, disse Clemente, che la via da voi commendata dovrebbe essere Ja giusta: altrimenti l’Italia cade tutta in potere dell’imperatore e voi cercherete di trarre utile dal pericolo turco, ma vi dico che non si trova alcuna corrispondenza e il bonario viene trattato come un gocciolone».1 Le parole del Contarini erano veramente molto ideali, ma un freddo giudice deve tuttavia dire, che il veneziano scambiava col bene della cristianità il vantaggio della sua città e l’indipendenza pur perduta d’Italia.2 II papa mediceo si professa apertamente un genuino politico della realtà : dal punto di vista meramente umano si spiega che in un tempo, in cui quasi esclusivamente il potere 1 La relazione Contarini del 4 gennaio 152!) stilla sua udienza divenuta famosa fu data la prima volta in estratto da de Leva II, 506-505, e in forma più diffusa da Dittmch, Regesten 41-46. 2 Tale il giusto giudizio di Bau mgartex, Karl 1'. II, 6f76.