120 Libro II. Adriano VI. 1522-1523. Capitolo 3 b. Da principio Adriano VI non volle credere al tradimento del suo confidente, ma ben presto gli fu giocoforza di persuadersi che 'Soderini non aveva rifuggito dall’attraversare il suo caldo desiderio della pace e dall’attizzare senza coscienza la furia della guerra in Italia al momento del massimo pericolo turco. Decise pertanto di smascherare il reo e di punirlo severamente. Ormai non aveva più dubbio alcuno che Soderini !o aveva ingannato anche a riguardo del Cardinal Medici. Prima di procedere oltre chiamò a Roma quest’ultimo, il capo degli imperiali nel Sacro Collegio. Medici, che fino allora erasi trattenuto a Firenze in attesa e di malumore, rispose alla chiamata con somma gioia e con un accompagnamento veramente regale di più migliaia di cavalieri entrò nella città eterna il 23 aprile 1523, essendogli andati incontro fino a Ponte Molle i personaggi più cospicui, parecchi cardinali ed anche degli antichi nemici, come Francesco Maria della Rovere. Il 25 e il 26 aprile Medici comparve in concistoro; il 26 ebbe dopo pranzo udienza privata presso il papa : corse voce che essi si erano recati al Belvedere, poi ad una vigna e che rimasero insieme tutto il pomeriggio. Il giorno seguente (27 aprile) Adriano alle 23 circa (7 ore di sera) mandò per il Cardinal Soderini, che salì a cavallo e s’affrettò col suo seguito a recarsi in Vaticano. In Banchi e in Borgo si facevano meraviglie che un cardinale andasse a udienza in ora così insolita. Mezz’ora dopo si vide tornare il seguito del Soderini, ma senza questi e in breve si apprese che era stato messo in prigione. Così era di fatto. Allorquando comparve dinanzi al papa nella torre Borgia, il Soderini vi trovò il Cardinal Medici e Sessa. Rispose negativamente alla domanda se avesse scritto al re francese e allora il papa gli mostrò le lettere intercettate : quando il furbo anche ora volle negare, Adriano si fece sommamente eccitato e dichiarollo prigione. Invano il Soderini pregò che lo si tenesse in Vaticano: venne condotto a Castel S. Angelo e non gli si lasciò andar dietro alcuno dei suoi servi. La sera stessa si confiscarono tutte le sue carte e valori. In un concistoro tenuto la mattina dopo il papa espose i motivi del suo procedere e incaricò i cardinali Carvajal, Accolti e Cesi di sorvegliare il processo avviato contro il Soderini. A Castel S. Angelo il cardinale prigione rifiutavasi di prender cibo, tanto che per compassione il castellano saggiava le vivande prima di lui. Anche il papa provò compassione per quel vecchio: in seguito gli diede due dei suoi servi e gli restituì il suo avere, ma lasciò li- « Non so quel che farà il papa per la sua bontà, pure questi Imperiali intendo li caricheranno li panni addosso quanto porranno ». Archivio di Stato in Firenze. V. anche la * relazione di Balbi (Archivio di Stato in Vienna in App. n. 85.