La questione del concilio nell’estate del 1530. 389 tro la convocazione d’un concilio, ma, sulla base dei buoni sentimenti e del giudizio dell’imperatore, il quale ora è in luogo e per ciò meglio che altri di lontano può giudicare la situazione, accordandosi in questo, che l’imperatore, ove ritenga necessaria la cosa, prometta ed offra il concilio sotto la condizione, di cui egli stesso aveva scritto, vale a dire che i protestanti « rinunciando ai loro errori ritornino immediatamente alla vita cattolica e alla obbedienza verso la Santa Madre Chiesa e s’attengano ai suoi usi e dottrine fino a tanto che sia deciso altrimenti dal concilio, alla cui decisione essi dovranno assoggettarsi in tutto e assolutamente ». Solo con scandalo e dando pessimo esempio potersi concedere un concilio senza questa condizione: essere quindi necessario in via assoluta che l’imperatore insista perchè si accetti determinata-mente questa condizione in maniera da aversi la sicurezza che essa venga anche di fatto osservata, essendo che altrimenti invece della correzione degli errori non potrebbero attendersi che frutti dannosi e velenosi. Il papa poscia promette di convocare il concilio per il tempo che sembrerà a proposito appena che l’imperatore gli darà notizie dell’accettazione e osservanza da parte dei protestanti della condizione : stia persuaso l’imperatore che questo tempo sarà fissato il più vicino possibile e che egli non darà motivo ad alcuna dilazione. Per ciò che riguarda il luogo, essendo di somma necessità che il concilio non venga tenuto altrove che in Italia, in prima linea entrerebbe in considerazione Roma, per la quale starebbe anche la circostanza, che dopo tutta la sfortuna toccatale una lunga assenza della Curia produrrebbe affatto la estrema rovina della città. Se Roma non fosse gradita, il papa propone Bologna, Piacenza o Mantova. Alla fine relativamente agli abusi Clemente VII osserva che aspetta risposta dal legato, al quale aveva ordinato di riferire in quali eose si esigesse una riforma : ricevuta la risposta egli prenderà tali misure che ognuno riconoscerà la sua inteneione di correggere il male e di rispondere in tutto, ove sia possibile, alle amorevoli e assennate esortazioni dell’imperatore. In Curia le idee circa la questione del concilio erano molto disparate. Parte per motivi personali, parte per motivi di ordine superiore, Clemente VII aveva sì grandi dubbii da sembrargli meno pericolosa d’un concilio la provvisoria tolleranza delle condizioni allora vigenti in Germania:1 persino l’inviato imperiale Mai riconosceva che le preoccupazioni del papa erano in parte giustificate. -Molti quindi dubitavano che il concilio avrebbe luogo, mentre altri ritenevano sicura la cosa.3 Non può recar sorpresa che una tale 1 Heine, Briefe 360. 2 Vedi de Leva III, 19-20. 3 Ofr. la ** relazione di Guido da Crema a Isabella d Este-Gonzaga di Mantova da Roma 28 luglio 1530 neU’A rchivio Gonzaga in Mantova.