12. L’apostasia dalla Chiesa nel settentrione scandinavo e in Svizzera. Moti ereticali nei paesi latini. IL, distacco dal centro dell’unità ecclesiastica dei regni scandinavi ha stretta parentela coll’eguale avvenimento in Inghilterra. Qui come là il cangiamento gravido di conseguenze partì dalla regalità e venne effettuato con misure violente. V’è però una differenza in quanto che Enrico VIII combattè la dottrina di Lutero, menti ■ Federico I di Danimarca e Gustavo Wasa di Svezia la promossero con tutti i mezzi. Il crollo dell’antica Chiesa eseguito in tempo relativamente breve presso le vigorose schiatte dei regni scandinavi diventa più intelligibile se si considera quanto tardi ivi abbia messo le radici il cristianesimo e con quanto poca vigoria in quei paesi situati aire-stremo confine del potere pontificio si sia fatta sentire l’influenza della Santa Sede. Altre circostanze che prepararono e favorirono l’apostasia furono lo spirito mondano di molti del clero e la grande ricchezza della Chiesa, che eccitò l’appetito dei coronati privi di mezzi e finalmente anche il profondo irretimento dei vescovi nelle faccende dello Stato.1 Per allontanare i pericoli che minacciavano la religione cattolica i vescovi di Danimarca avevano accolto nella capitolazione elettorale del nuovo re, fino allora duca Federico di Holstein, non soltanto un’obbligazione a difendere « la santa Chiesa e i suoi ministri», ma anche l’espressa deliberazione di non permettere «mai a un eretico, discepolo di Lutero o altri», la diffusione «segreta o pubblica » delle loro dottrine. La capitolazione elettorale del 3 agosto 1523 stabiliva inoltre, che soltanto nobili danesi potessero pervenire a vescovadi danesi e soltanto indigeni a beneficii danesi, che nessuno straniero — quindi neanche il papa — potesse procedere contro prelati di Danimarca e nessun negozio ecclesiastico i Ofr. v. Schubert in Zeitschr. für schlesicifl-holstein: Gesch. XNI' ■ l"1 e Schäfer IV, 136, 138.