432 Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 10. ferenza personale col Mediceo e perciò nell’ottobre del 1582 passò pel Friuli in Italia. La sua sollecitudine di quietare il papa sarebbe stata anche maggiore se avesse saputo con precisione quanto male fosse rappresentata in Roma la causa sua. Il numero dei cardinali in Curia, sui quali l’imperatore poteva contare, non era grande : la maggior parte degli italiani stava per la Francia. La precipua ragione di ciò era il timore, solo troppo fondato, dinanzi alla preponderanza di Carlo, che pesava gravemente sull’Italia e sulla Santa Sede. Il sentimento nazionale italiano si ribellava al predominio spagnolo, i cui rappresentanti nulla facevano per rendere dimenticati i patimenti sofferti da Roma durante il Sacco. Pensioni e collazioni di benefizi tenevano legati a Francesco I molti prelati romani. Aggiungevansi le pressioni degli Habsburghesi per il temuto concilio e imprudenti pretese sia di Carlo che di Ferdinando, le quali avrebbero diminuito le entrate dei cardinali.1 Essendosi quasi completamente ritirato dagli affari il cardinal Guiñones ed essendo morto nel settembre del 1631 il cardinale Lorenzo Pucci fedele devoto di casa Habsburg,2 la direzione degli interessi dell’imperatore cadde nelle mani del cardinale Garcia de Loaysa. Costui era senza contestazione un uomo distinto, integro di costumi e di sensi ecclesiastici, pieno d’energia e d’attività, molto attaccato all’imperatore, ma senza doti politiche: egli mostrava una mancanza di riguardi e quella durezza ferrea spesso ricorrente negli Spagnoli, che doveva disgustare chiunque.3 Loaysa difettava completamente della qualità principale del diplomatico, il tatto; senza volontà egli lasciavasi trascinare dalla violenza del suo temperamento e così ben presto si trovò in lotta con tutti, persino coll’inviato imperiale Mai, che nelle sue relazioni egli qualificava addirittura di vacca!4 e di cui pretendeva dall’imperatore il richiamo. Possiamo figurarci l’umore del Mai, che venne a sapere tutto questo. L’abile rappresentante di Ferdinando I, Andrea da Burgo, che valeva molto anche presso Clemente VII, stentò moltissimo ad impedire un’aperta rottura tra Mai e Loaysa: in segreto però il rancore rimase tanto più profondo.5 1 Stohgmann. Andrea da liurgo 187 s. Sulle pensioni francesi vedi Jovirs. Il ist. XXXI, 225. Con benefizi francesi fu guadagnato anche il cardinale Ercole Gonzaga, che diventò imperiale soltanto dopo il secondo convegno di Carlo V con Clemente VII a Bologna. 2 Venne sepolto nel coro di iS. Maria sopra Minerva in vicinanza del suo protettore Leone X ; vedi Forceixa I, 441 s. s Per quanto segue cfr. iStokc.mann loc. cit. Vedi anche Escher, Glaubenspart eicn 2S1; Dittrich, Conta ri ni 198; Gayanoos IV 1. Introd. xii s. e Heidtmanx, G. de Loaysa, Neustettin 1850. * Heine, Briefe 40 n. ; cfr. 52, 76 n. » Cfr. le relazioni Burgo presso Stobgman ri 186 s., 232 s. Vedi anche Balan. Clemente VII 199.