Il papa ripara con molti in Castel S. Angelo. 257 fu ostacolata dalle artiglierie del Castello, che lanciavano una grandine di proiettili. L’irruzione dei nemici nella Città Leonina era avvenuta così repentinamente in mezzo alle ondeggianti masse di nebbia, che Renzo da Ceri stordito e confuso si rifugiò nel Vaticano. Quivi Clemente pregava nella sua cappella1 quando ravvicinarsi del grido di battaglia gli dimostrò quello che era accaduto. Fino allora il papa aveva fermàmente confidato nelle promesse di Renzo, il quale aveva scommesso la sua testa, che i nemici non sarebbero entrati in Roma2 e adesso soltanto una celere fuga poteva ancora salvare il capo supremo della Chiesa : solo che avesse indugiato quanto dura la recita di tre Credo, dice una relazione spagnola, Clemente VII sarebbe stato preso.3 Sospirando e lamentandosi egli per la galleria coperta se ne fuggì in Castel S. Angelo vedendo attraverso le fìne-strine il gruppo sbandato dei fuggenti, caricati con spietato furore da Spagnoli e Tedeschi. Lo storiografo Paolo Giovio aiutò Clemente in questa fuga: egli gettò il suo mantello prelatizio color di viola sul bianco indumento del papa: così questi non offrì ai suoi nemici un bersaglio facilmente riconoscibile quando entrò in Castel S. Angelo per lo scoperto ponte di legno, che faceva capo al passaggio coperto.4 Nel medesimo asilo di salvezza si rifugiarono i cardinali non imperiali, più il Giberti, Iacopo Salviati, lo Schonberg, gli ambasciatori di Francia e d’Inghilterra, gli impiegati della corte pontifìcia e una moltitudine di uomini, donne e fanciulli. Il cardinale Pucci, che nella fuga era stato cacciato dal cavallo e lasciato indietro, giunse però nel castello all’ultimo istante : il cardinale Armellini fu tirato su in un cesto.6 Quando salì il ponte levatoio e calò l’arrugginita saracinesca, si trovavano, a quanto si dice, nel sicuro castello circa tremila persone : molti s’accalcarono ancora per entrare e precipitarono nei fossati. Noi stavamo là, racconta lo scultore Raffaello da Montelupo, che come Benvenuto Celimi serviva i cannoni di Castel S. Angelo, e contemplavamo il tutto, come se stessimo a guardare un festino : tirare, noi potevanto, poiché avremmo ucciso più dei nostri che dei nemici. Tra la chiesa di S. Maria Traspontina e la porta del Castello erano accalcate più di quattro 1 Non in S. Pietro, come è affermato da molti, anche dal GREGOBOVitif IV, 726; cfr. Barthold 447 nota. 2 Cfr. la relazione presso Sanuto XLV, 418. 3 lettera del Salazar del 18 maggio 1527 presso Villa, Asalto 142. 4 Jovixjs, Columwj 165. Nella descrizione del Sacco del Giovio (Sacco di Konw, Descriz. di M. P. Giovio, Venezia 1872, ed. per mozze) non si fa menzione della sunnominata circostanza. Ofr. anche la relazione un po’ ¡differente presso Sanuto XLVI, 130. 5 Celebrino 14. L. Guicciardini presso Milanesi 193 s. ; cìt. Sanuto XXiVl, 132. Pastor, Storia dei Papi, IV, 2. 17