Stato di Roma dopo il ritorno del. papa (ottobre 1528). 323 uddetto rileva che non trovò più in vita quasi nessuno dei suoi nolti conoscenti sia stranieri che indigeni e aggiunge: «io certamente resto stupefatto vedendo appresso le ruine una tanta solitudine».1 Le chiese erano tutte in condizioni spaventose: gli altari pogli d’ogni ornato, distrutta la maggior parte delle immagini: durante l’occupazione la S. Messa era stata celebrata soltanto nelle c hiese nazionali tedesca e spagnola.- Un’enciclica pontificia del 14 ottobre 1528 invitava tutti i carenali a tornare a Roma.s Ai 24 di detto mese Clemente in perdona scrisse all’imperatore, che, fidando nelle assicurazioni del-l'Orange e degli altri rappresentanti di Carlo, egli era ritornato nell’eterna città, « la vera residenza del papato », cosa che S. Maestà udrà certo con piacere. « Noi pure, prosegue egli, abbiamo da allie-i irci d’essere arrivati alla riva dopo tale naufragio, sebbene spogli di tutto, ma alla vista dii Roma è cresciuto infinitamente il nostro dolore per la ruina d’Italia visibile a tutti e specialmente per la miseria di questa città e per la nostra stessa disgrazia. Ci tiene in piedi soltanto la speranza di potere coi mezzi da te offertici chiudere le molte ferite arrecate all’Italia e alla cristianità e di ritornare poco a poco alla vita questa città in virtù della presenza no-tra e della Curia. Poiché, figlio diletto, noi abbiamo sotto il nostro atterrito sguardo un cadavere miserabile e lacerato, e nulla può mitigare il nostro dolore, nulla rialzare l’infelice città e la Chiesa fuor che la prospettiva di pace e indisturbata quiete, che si fonda >ui tuoi sentimenti di moderazione».4 1 Vedi in App. n. 120 * F. Gonzaga 12 ottobre 1528 : Archivio Gon- 1 K a in M a n t o v a .* « Io no saprei con qual formula di discorso narrare ' miserie di Roma dopo il sacco e quali fossero le lacrime de’ cittadini, quali i sospiri profondi die durarono nel petto de' mortali, poiché tutti universalmente si lagnavano, chi piangeva la madre, chi il fratello e chi il padre e « hi gli altri suoi più prossimi consanguinei », leggasi nella * Relazione delle miserie dopo il meco in Cod. R. 6. 77 dell’A n g e 11 c a in Roma. 2 Vedi la * Relatione citata in n. 1. * « Erant enim Romae omnes ecclesiae dcrellctae atque omnia sacra profanata, et in tota urbe non celebrabantur mis-*ae nisi in hospitali Teutonicorum et Ilispanorum ». * Diario di Cobnemo me Iink alla Nazionale di Parigi. 3 * Min. brev. 1528 II, voi. 19, n. 898. Archivio segreto pontificio. 4 Rayrai.d 1528, n. 15. Cfr. Reumost III 2, 232, il quale osserva che le Parole del papa erano tanti rimproveri per colui, cui spettava la colpa prin-‘ilKile. In Lett. d. princ. Ili, 50 ss. sta la lettera mandata con questo breve al Castiglione.