610 Appendice. quando le pubblicò, avesse corretto queste lettere leoniane, egli redigendole avrebbe dovuto sforzarsi a tagliare il suo elegante latino sulla forma curiale e il Medici avrebbe dovuto fare suo segretario il latinista riconosciuto migliore perchè dimenticasse il suo latino! — Avanti! .Immesso che il Kaynai.d non dica di proposito il falso, egli può tuttavia errare. 11 Bembo può avere stabilito la forma originale solo da diarii. Questi sono scritti dagli scrittori in cattivo latino. Ora se sostengo precisamente il contrario del Raynald, ne ho precisamente altrettanto buon diritto. Se dico, che tutte le lettere furono prima scritte da scrittori e che le private piit importanti, nelle quali a Leone importava la lingua elegante, furono rifatte dopo da Bembo e Sadoleto e soltanto allora sottoscritte da Leone e sigillate col sigillo di cera — non la è questa un’affermazione altrettanto fondata? Se il Bembo non ha scritto alcuna lettera per commissione di Leone, come mai egli può, a (pianto narrano tutti i suoi biografi, aver lavorato eccessivamente al suo servizio? Se ha scritto lettere, certo le ha scritte in buon latino, perchè era stato messo in posto precisamente per ciò e in generale il Bembo non poteva scrivere cattivo latino. Si consideri inoltre ciò che il Bembo dice nella prefazione : ” deve essere un ricordo per Paolo III „. ’’Cosi scriveva si nella cancelleria sotto Leone!,, ’’Imitalo!,, ”A caso allora buttai nel mio baule alcune lettere: esse sono tutte interessanti por noi sotto l’aspetto storico ed 1111 modello per la tua cancelleria. Tu le bai qui! „ Non vi sarebbe stato senso scrivendo così a Paolo III se sotto Leone X le lettere fossero state spedite in cattivo latino » (p. 42-43). Fin qui Syimw, ma egli non trasse sufficiente profitto dalla letteratura in questione. Dal M\zzucheli,i, che cita con giusta lode (p. 5), egli avrebbe potuto vedere che La Biblioteca Ambrosiana di Milano possiede un codice di grande importanza pel suo lavoro (è segnato P. 180) Dai L'egi sio del Hercenrother come da una nota di Cian in Giorn. d. lett. Ital. XI (1SS7), 238 sarebbegli inoltre stato indicato il non meno importante Cod. Va tic. 336J/. Ed è cosa ancor piò incomprensibile che Sydow 11011 si sia proposta la questione, se non sì siano conservati alcuni degli originali sparsi per tutto il mondo: invece egli opera colla strana ipotesi di « diarii » nell’Archivio pontificio, dai quali soli il Bembo avrebbe potuto stabilire la forma originale. Coll’aiuto di brevi originali e dei due codici della Vaticana e dei-l’Ambrosiana è dato mettere del tutto in chiaro la presente questione. Il Cod. Ya-tic. 886-i fu già citato da Mazzuciielli (Scrittori II 2, 765), ma certamente egli 11011 lo conosceva di visione propria, chè altrimenti non avrebbe potuto sfuggirgliene l’alta importanza. Xoijiao [Hibl. de Fulvio Orsini) errò descrivendo il codice e giustamente contro lui il Cian (loc. eit.) osserva, che il codice non contiene sicuramente le minute dei brevi. Hergpnrother nei suoi Regesta cita ripetute volte il Cod. Va tic., talvolta nota anche varianti (per es. al regesto 11. 2S33), ma non esamina più da presso il valore del codice, che consiste nelle numerose correzioni portate nel Cod. Vatic. ai brevi.