I Colonna sorprendono Roma (20 settembre 1526) 215 (uando arrivò la schiacciante notizia, che con più di 5000 uomini Colonna erano comparsi davanti Anagni' coll’intenzione mammista di marciare su Roma.1 II papa, che fin qui non aveva voluto affatto credere ad una infedeltà da parte di Vespasiano Colonna,2 ordinò di occupare le porte della città e di arruolare truppe la mattina seguente. Ma era già troppo tardi. I nemici guidati da Vespasiano ed Ascanio Colonna e dal cardinale Pompeo, erano marciati con tale una fretta infuriata — in 24 ore avrebbero percorso sessanta miglia,3 — che già nel mattino del 20 settembre arrivarono davanti all’inerme città: con inganno si impadronirono di Porta S. Giovanni e di due altre porte e si spinsero sino ai Ss. Apostoli senza trovar resistenza. Il loro ritrovo era il palazzo Colonna, dove sostarono per tre ore e si rifocillarono di cibo e bevanda. D papa, atterrito a morte alla nuova della sorpresa mandò due cardinali dai Colonna e due altri al Campidoglio per chiamare i Romani alla difesa. Ma questi messi nulla ottennero. Il popolo, esacerbato per le nuove imposte e che attribuiva a Clemente VII tutte le asprezze e i disordini nell’amministrazione e senz’altro lo aveva in uggia per l’eccessiva sua parsimonia, si mSostrò tanto meno propenso a pigliare le armi, in quanto che i Colonna fecero il proclama, che non incorrerebbe male a nessuno, che anzi essi erano venuti solo per liberare Roma dalla tirannia papale. La disposizione degli animi in molti era veramente tale, che questo grido di libertà trovò alta approvazione e si salutò festevolmente i Colonna.4 Così accadde, 1 Sanuto XLII, 681, 700, 724, 727. Sulla sorpresa del Colonna, che fu 11 preludio del sacco del 1527, cfr. inoltre : la * lettera del Glberti al Sanga e al Gambara del 20 settembre 1526 (Bibl. Pia 123, 9 s. Archivio segreto pontificio), le * relazioni di V. Albergati del 21, 22 e 25 settembre 1526 (Archivio di iS t a to in B o 1 o g n a), le * lettere di F. Gonzaga del 21 e 23 settembre 1526 (Archivio Gonzaga in Mantova: vedi App. n. 106 e 104). la relazione del Casella presso Sai.violi XVII, 2; la lettera del Landriano in data di Roma 21 settembre 1526 (Archivio di Statoin M i 1 a n o ; un passo presso bk Leva II, 376 s.), la relazione presso Buiikr, Sammlung ungedruckter Schriften 561 s„ la lettera del Negri (vedi sotto pag. 217), la narrazione del du Bellay presso Baumgarten II, 173 s., le lettere presso Villa, Asalto 27 s., 30 s. e Gayangos III 1, n. 571, 573, la * lettera di Francesco Bandini al fratello Marco in data di Roma 24 settembre 1526, presso Tizio, Cod. G II 40, f. 251 della Biblioteca Chigi In Roma, Migliore Cresci, Storia d’Italia (Cod. Asburnh. 633 della Biblioteca Laurenziana di Firenze), due ‘lettere dell’Acciaiuoll al Gambara del 1 e 5 ottobre 1526 nell’A rchivio Ricci in Roma, Albe-rixi 330 s., Attiliits presso Baluze, Misceli. IV, 517; Blasius de Caesena presso Creighton V, 327, Lancellotti III, 112 s., 115, 122, Guicciardini XVIII, 5, Jovius, Columna 157 s., Vettori 368 s., Sepulveda I, VI, c. 40. Un buon novero di tratti interessanti anche nel * Diario di Cornelio de Fine alla Biblioteca nazionale Si Parigi. 2 Jovius Columna 156. 3 Vettori 368. 4 * « S. Pontifex nullum praesidium habuit a Romanis : fecit edictum, ut