Wolsey e il divorzio di Enrico Vili. Alla fine di dicembre Knight e Gregorio Casale presentarono al papa in Orvieto la minuta di questa bolla decretale appellando alla devozione del re verso la Chiesa e facendo risaltare esservi grave pericolo che venisse contrastata la successione al trono d’Inghilterra qualora non si sciogliessero i dubbii intorno alla dispensa di Giulio II. Per quanto Clemente VII apprezzasse il pericolo imminente al regno a causa della mancanza di eredi maschi, pure gli sembrò impossibile accordare le smisurate pretese degli inviati inglesi. Da prima egli li rimandò al cardinale Pucci siccome incaricato degli affari relativi a questo negozio, ma qui gli oratori ottennero altrettanto poco. Nè ebbe successo un tentativo di corrompere detto cardinale, che anzi il Pucci, dopo scorso l’abbozzo, dichiarò la bolla non potersi approvare in questa forma senza indelebile ignominia per il papa come per Enrico Vili e il Wolsey.1 In vece di essa gli inviati ottennero una commissione per il Wolsey e lo Sta-fileo redatta dal Pucci, nella quale mancava per l’appunto ciò a cui Wolsey dava importanza, vale a dire la dichiarazione, che i cinque punti addotti, se ne fosse dimostrata la oggettività, dovrebbero bastare per l’annullamento del matrimonio, così che quindi non era data la possibilità bramata dal Wolsey di dare una decisione definitiva in Inghilterra. Con ciò era in fatti senza valore per il Wolsey la facoltà ottenuta. Vennero quindi mandati a Orvieto due nuovi oratori, il dottor Stefano Gardiner, primo segretario del Wolsey, uno dei canonisti più d’ingegno d’Inghilterra, e il dottor Edward Fox, l’istruzione per i quali era di ottenere la commissione decretale nella sua forma originale colla unica eccezione, che essa non doveva più redigersi per il Wolsey o per lui e lo Stafileo, ma avevasi a mandare un legato pontificio, se possibile il Campegio, allo scopo di decidere !a cosa insieme col Wolsey. Per il caso, che non si potesse ottenere la decretale, gli inviati avevano l’istruzione di riuscire almeno ad avere una commissione generale larga, il più possibile, per il Wolsey e il Campegio od anche per il Wolsey solo oppure per lui e per l’arcivescovo di Canterbury, Warham.2 Gardiner e Fox lasciarono Londra l’il febbraio 1528 e giunsero il 21 marzo in Orvieto presso il papa spoglio di tutta la potenza mondana. Ai 23 di marzo cominciarono le trattative, che si protrassero sino al 13 d’aprile e durante le quali gli inviati inglesi non trascurarono nulla per spremere da Clemente VII la facoltà desiderata nella forma abbozzata in Inghilterra. Quasi tutti i giorni avevano luogo conferenze da 3 a 4 ore col papa e coi cardinali : una volta il colloquio di 5 ore durò fino all’una di notte. Secondo le sue proprie relazioni il Gardiner, che però può avere esagerato in più d’un punto allo scopo di 1 Ehses in Hìst. Jahrb. 1888, 232. Gaibdner in Ungi. Bist. Revietc 1896, 690. 2 Cfr. Ehses loc. cit. 234 s. ; Hefele-Hebgenbòther IX, 598.