Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 7. renze, travagliata nel modo più orribile dalla peste e dalla fame, era perduta. Malatesta Baglioni, che dal principio dell’anno teneva il comando supremo delle truppe fiorentine, impedì ulteriore resistenza voltando le sue artiglierie contro la città. Ai 12 d’agosto fu conclusa la capitolazione definitiva: entro quattro mesi l’imperatore doveva determinare la costituzione « salva la libertà » : dovevano tornare gli esiliati, pagarsi 80000 scudi all’armata imperiale e rimanere intatto il territorio fiorentino : si concesse piena amnistia a tutti coloro che avevano agito contro casa Medici. 1 P. Colonna, a cui giù noli’autunno del IO28 era stata profetata la dignità di viceré (Sàntjto XLVIII, 543). A ciò si riferisce un * breve di Clemente VII al car dinal Colonna in data Pi Viterbo 22 'settembre 1528: letizia perchè il cardinali va [a Napoli : egli otterrà certo un alta posizione presso l’imperatore ; Girallini" Itorario gli comunicherà (dei ¡particolari (copia all'Archivio Colonna in R o ni la , Brevi n, 69). Il Cardinal Colonna morì alila fine di giugno del 1532. non di veleno (vedi Retjmont iCaraffa /II, 35) ;! nulla provano le magioni in con trailo addotte da Aida Consorti (Il card. P. Colonna, Roana 1902, 112). Cfr. fin App. n. 140 la * lettera di F. Peregrino del 29 giugno 1523 (Archivio Gonzaga in Mantova). Colonna avrebbe spinto a che si avvelenasse Clemente VII. In proposito Bt.asius de Martineixis racconta: * Circa princi-pium Augusti [1532] decretimi fuit et diffamatimi, qualiter card, de Coluinna coniu ra vera t in mortemi pontificia Un die assumptionis b. Mar ine de mense Angusti praesentis. Propter hoc d. Innocentius, secreta ri us d. cardimaMs, incar-ceratus, deinde quidam Augustinus de Monteferrato et successive r. d. arehie-pisc. Surrentinus [F. Strozzi], qui est Florenitinus, simìMter retanti et incarcerati. P. Bernardus de Alexandris ob timorem talis materiae aufugit et contra e uni proceditur-». Cod, Bari). Lai. 2799 dieWa BiDlio|tecla Vaticana. Divenne ora viceré Pediro de Toledo, il quale più che ogni altro ha contribuito a rassodare la signoria spagnola in Napoli e ad abbellire la città. Con Gian none cfr. specialmente Retjmont, Caraffa I, 49s. L’ufficio di viceoameelliere fu ottenuto da Ippolito de’ Medici ; vedi la * bolla sottoscritta diai papa e da 24 cardinali in data di Roma V Non. I u Hi (= 3 luglio) 1532 in Regesti. Uh11-f. 26Sb s. deU’A rchivio segreto pontificio. i Varchi II, 137 ss. Fossati-Falletti, Assedio il, 458 ss. Cfr. anche Rankk. Studien 373. Clemente VII mandò dal Ma laicista Domenico Centurione con un breve del 13 agosto 1530 per (ringraziarlo di aver risparmiato alla città il saccheggio (questo breve e un secondo del 23 agosto presso Varchi II, 149-150). Come rileva Retjmont, Toskana I, 29, il timore del saccheggio di Firenze fu 'la ragione delle trattative dii Clemente VII col Malatesta, « il quale, se non ba compiuto un tradimento aperto nel senso e media misura, che da molti gli è stato Imputato, ad ogni modo fece quanto era nelle sue forze per porre limiti alla resistenza degli assediati, onde impedire un’ultima battaglia decisiva ». Cfr. Ba-i.an, Clemente VII 171, n. 1. Per la questione circa il ¡contegno del Malatesta sono importanti le lettere di Ferrante Gonzaga al fratello Federico riportate dal Varchi, di cui Ranke, Zur Kritik 84 Jia * messo in dubbio l'autenticità. aia senza fondamento, come ha provato Retjmont in una recensione caduta in immeritata dimenticanza (Allo. Zeitung 1875, nr. 103 Beil.). Varchi dà solo in parte le lettere, che per la prima volta vennero pubblicate intiere secondo un codice strozziano della Magliabecliiana da Albèri, Docum. sull’assedio di Firenze. Firenze 1840, 307 ss. e coni testo [più corretto da Capponi III. 337 ss. A un’intesa del Malatesta coll'Orange accenna anche il breve ¡diretto da Clemente VII a