Terribile condizione del papa prigioniero. 297 anche all’estero. La bolla fa vedere che Clemente faceva il calcolo di tutte queste possibilità : l’atto poi mirava ad assicurare la libertà della futura elezione e ad impedire uno scisma. Si dà potere ai cardinali di raccogliersi anche in un luogo differente di Roma obbligandoli ad aspettare per un certo tempo i colleghi assenti.1 In realtà la vita di Clemente VII era allora seriamente minacciata : dalle relazioni di Perez all’imperatore risulta che gli spagnoli e i tedeschi questionavansi di continuo per il possesso del papa e dei cardinali : i lanzichenecchi non volevano permettere il trasporto del prigioniero in Ispagna, ma volevano condurlo via loro.2 A Roma s’era insediata la canicola dell’estate dando pieno sviluppo alla peste, che insieme colla carestia mieteva a masse gli infelici abitanti. Ben presto chiese e strade furono piene di cadaveri.3 Orribili esalazioni uscivano da quello «scannatoio»: uno dei rinchiusi in Castello riferisce che se il vento soffiava dalla città era impossibile fermarsi sui baluardi della fortezza.4 La peste si era piantata da lunga pezza anche in Castello ed essa come pure i patimenti e le agitazioni della cattività diradavano le file dei rinchiusi. Nell’agosto morì il cardinale Rangoni seguendogli in ottobre Francesco Armellini, che non poteva consolarsi della perdita delle sue ricchezze.5 La condizione del papa prigioniero si faceva sempre più intollerabile. Egli aspettava pari-menti indarno sia gli inviati dell’imperatore sia l’avanzarsi dell’esercito alleato per liberarlo e temeva ogni giorno di venire portato via dagli spagnoli o dai tedeschi. Quando l’Alarcon e il Muscettola sollecitarono a dare conveniente garanzia per il pagamento dei 250000 ducati promessi, colle lagrime agli occhi Clemente esclamò : « per amor di Dio non mi obbligate a cosa che sarà nota a tutto il mondo e rimane incisa per sempre nella memoria degli uomini ! La mia infelicità e miseria è tanta, che i tre Francescani, i quali stanno con me, mancherebbero del cibo quotidiano qualora non avessero prestito di denaro da anime compassionevoli. Lascio a voi e alla vostra coscienza, se simile trattamento sia degno d’un imperatore».0 1 Oiaconitjs III, 454-455: Gayaxgos III, 2, 1S4 e 15)0; vedi iSagmiìller, l'apsticahlen 11-12. 2 Vedi le relazioni in Villa, Amilo 234 s. e la relazione di Gtjmi'penhkrg 208 s. Vedi inoltre Gayaxgos III 2, n. 155 (Perez all'imperatore il 18 agosto). £ al proposito anche un * breve di Clemente VII a Camillo Gaetani signore '•1 Sermoneta in data 11 luglio 1527 perchè disponga tutto per l’abitazione del papa a Sermoneta giacché gli imperiali intendono condurlo ld. Min. brev. 1527, fi i'oi. 17, n. 224 nell’Ar eli i vi o segreto pontificio. 5 Vedi la relazione di Gavardo in Ardi, ut or. Lomb. IV, 631. 1 Santto XIiV, 505, 655: XXVI, 141. Gfr. il * Diario di Cornelio de Fine '^azionale di P a r i g i), in cui sd racconta che i cadaveri stettero insepolti 14 dì e morirono molti di peste, sia imperiali che romani. 5 Gfr. Sani-to XLV, 701; XLVI, 144. 279-2S0, 299. 8 Ciò riferiva Perez all'imperatore il 2 settembre 1527. Gayangos IV 2, n. 184.