I Turchi assediano Rodi. 101 a sua disposizione una pace o almeno un armistizio affinchè poi le forze unite dell’Europa potessero venir rivolte contro il nemico ereditario della cristianità. Per questo intendimento già nella lettera da lui diretta il 25 marzo del 1522 all’imperatore egli sol-lecitavalo a concludere pace o armistizio col re di Francia.1 Per questo intendimento egli, essendo ancora in Ispagna, inviò a Parigi Gabriele Merino, arcivescovo di Bari, e in Inghilterra Alvaro Osorio, vescovo di Astorga, alla conferenza dell’imperatore e di Enrico Vili.2 Era urgente necessità dare sollecito aiuto perchè non v’era dubbio che il sultano Solimano I, dopo esser riuscito nell’agosto 1521 a conquistare Belgrado, mirava ora a un secondo grave colpo, che doveva andare contro l’ultimo baluardo della cristianità al Sud, contro Rodi. In mano dei Giovanniti quest’isola per la sua posizione e straordinaria saldezza era come un grande impedimento allo svolgimento della potenza marinara dei Turchi, così una posizione di incalcolabile valore per la cristianità :8 Solimano era deciso a conquistarla ad ogni prezzo. Addì 1 giugno 1522 egli fece la dichiarazione di guerra al gran maestro dei cavalieri e ben tosto alla volta di Rodi mosse una poderosa flotta, che aveva a bordo 10000 uomini e tutto il necessario per l’assedio mentre il sultano alla testa di 100000 uomini attraverso l’Asia Minore recossi alla costa di Caria. Quantunque non disponesse che di 600 cavalli e di 5000 soldati, il gran maestro era però deciso a difendersi fino all’estremo. I preparativi per sostenere la fortezza ben armata e ben approvvigionata erano stati fatti con tanta avvedutezza, sì grande fu l’eroismo dei difensori, che da principio vennero respinti tutti gli assalti degli Ottomani, ma a dispetto di sensibili perdite il nemico non s’intiepidì, talmente che tutto dipendeva dal fatto se agli assediati verrebbe dell’aiuto. A questo riguardo la situazione in Occidente era sfavorevole quant’altra mai. Nell’impero tedesco in coesione col crescente ri-volgimento religioso preparavasi una rivoluzione sociale, tanto che era da temersi la rovina d’ogni ordinamento. Le cose non andavano meglio in Ungheria lacerata dai partiti. Venezia, la principale potenza marittima, pareva continuasse ad occuparsi soltanto della difesa dei suoi possedimenti.4 Le grandi potenze dell’Europa cen- 1 Gaohabd, Corresp. 50 ss. 2 Cfr. Höfler 169 e Bull, de la Commission royale d’hist. 3* Serie III, 29“ s. Il 20 settembre 1522 G. Meri no scriveva « ex Puysi non procul a Pari-siis » al cardinale iSchinner : * « In re pads nihil adhuc factum est nec quid faciendum sit facile iudicari potest cum ex aliorum principum voluntate pen-deat, sed si quid per me fieri poterit, is ero semper qui fui et esse debeo ». Cod. 1888, f. 21b della Biblioteca Angelica a Roma. 3 Vedi Baumgabten II, 137-138. 4 Zinkeisen II, 626.