114 Libro II. Adriano VI. 1522-1523. Capitolo 3 b. diterraneo. Tale pericolo potersi stornare solo se i principi cristiani facciano pace tra di loro. Purtroppo essere andata delusa la sua speranza che l’imperatore facesse ciò per il primo. Se ora Carlo e i re d’Inghilterra e di Francia non abbandoneranno le loro ostilità almeno per la durata d’un armistizio triennale e non co-mincieranno una guerra generale contro i Turchi, potrà capitare all’imperatore di venir cacciato dai suoi paesi ereditarii. Il pericolo essere tanto più grande perchè parecchi principi cristiani opprimono i loro sudditi ancor più che non il sultano. Egli, il pontefice, essere costretto dal dovere inerente all’ufficio a imporre pace o almeno tregua ai principi contendenti.1 Lo stesso giorno furono spedite lettere del medesimo tenore ai re di Francia, Inghilterra e Portogallo e poco dopo anche ad altri principi cristiani, come a Sigismondo di Polonia. A Francesco I il papa ricordò la Sorte dei principi d’Asia, ch’erano stati abbattuti dai Turchi perchè s’erano cullati in falsa sicurezza. In virtù dell’obbedienza dovuta al rappresentante di Cristo egli minacciando il castigo di Dio onnipotente, davanti il quale un giorno dovrà comparire, gli comanda di dare, appena ricevuta la lettera, il suo assentimento ad un armistizio per partecipare poi con energia alla guerra turca. È concepita in termini severissimi anche la lettera al re del Portogallo. Guai ai principi — leggiamo in essa — se invece d’usare della loro potenza ricevuta da Dio a sua gloria e a difesa del suo popolo eletto ne abusano per danneggiarsi a vicenda !2 II collegio cardinalizio fu incitato ad esortare con lettera particolare i principi cristiani all’osservanza dei loro doveri.3 Al Cardinal Wolsey Adriano fece osservare che il luogo più adatto per le trattative intorno all’armistizio era Roma.4 Oltracciò venne mandato come nunzio a Londra Bernardo Bertolotti coll’incarico di influire nel suo passaggio per la Francia anche su Francesco 1.5 Colle lagrime agli occhi il papa fece le più calde rimostranze agli ambasciatori che trovavansi a Roma.8 Egli vedeva già i Turchi in Italia7 poiché si sentì dire che essi entrando in Rodi e Costantinopoli avevano gridato : A Roma ! a Roma !8 1 Bergenrotji II, n. 533-533. 2 Le lettere relative in Charrière, I, 96 ss. ; Rymeb XIII, 790: Corp. dipi. Port. II, 116 s. ; Acta Tornio. VI, 254 s. Cfr. Ortiz presso Btjrmann 208 s. s Charrière I, 103 ss. Brewer III 2, n. 2871. * Ibid. n. 2489. 5 V. * lettera di A. Piperario da Roma 16 marzo 1523 nell’A rchivio Gonzaga in Mantova. Cfr. anche la * relazione 1 marzo 1523 di G. de" Medici nell’Archivio distato in Firenze e Gachard, Corresp. liii. fi Corp. dipi. Port. II, 123. 7 *«N. S. sa del certo che il Turco fa una spaventosissima et tremenda annata a Costantinopoli per la impresa de Italia». V. Albergati addì 11 marzo 1523. Archivio di Stato in Bologna. s * « In la sua intrata et uscita di Rhodi li Turchi mai fecero altro che