164 Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 1. A molti attacchi eccessivi diede materia la grande parsimonia di Clemente VII.1 Poiché in ciò egli spesso andava troppo oltre, la taccia d’avarizia si comprende benché non sia giustificata per ogni riguardo. Il che risulta chiaro già da questo che colla stessa premura di Leone X, Clemente VII dispensava elemosine per ogni lato.3 Dell’essersi tenuto lontano dalla prodigalità di suo cugino, i cui debiti ei doveva pagare,3 merita piuttosto lode che biasimo. I lati deboli di Clemente VII giacevano in un altro campo : essi con-nettevansi strettamente col suo carattere speciale, che l’ambasciatore veneto Antonio Soriano descrive minutamente- Questi si oppone all’opinione comune, che il papa fosse un naturale melanconico: i medici, osserva egli, lo ritengono piuttosto per sanguigno, donde spiegherebbesi anche la sua facilità di parola.4 II Contarini rileva ancora il buon discernimento, di cui sarebbe stato dotato Clemente VII e dice che egli non aveva per vero grandi idee, ma che parlava assai bene su quanto gli venisse proposto. Dal suo naturale freddo, che Raffaello mirabilmente caratterizzò nel ritratto del cardinale sul quadro rappresentante Leone X, il Contarini spiega come Clemente VII fosse molto lento nelle sue decisioni e non poco timido. Anche il Soriano rileva che il papa avrebbe un cuore molto freddo.5 Sempre perplesso, Clemente VII apparteneva a quei tempera-menti infelici, presso i quali la riflessione non chiarisce i pensieri nè rafforza la volontà, ma continuamente fa nascere nuovi dubbi e 1 Questo biasimo vien mosso nel modo più aspro dallo Ziegler nella sua l'ita (presso Schelhobn, Amoenit. II, 300 s.) apassionata, somigliante piuttosto ad un’invettiva che ad un lavoro storico. Sullo Ziegler v. sopra IV 1, 126 ; IIofler, Adrian VI. 408 e Riezler VI, 410, 521. 2 La notizia del Foscari sulla grande liberalità di Clemente VII è pienamente confermata dal Oaconitjs III, 474 e sopra tutto dai libri de’ conti del papa. Certi monasteri percepivano elemosine regolari, così per es. le monache di S. Cosimato, la badessa del Monast. murat. de urbe ed 1 Fratres 8. Crisogoni di Roma ( v. * lntr. et Exit. 561 nell’A rchivio segreto pontificio), come pure le monache di iS. Maria Annunziata di Firenze ; v. * Mandati III 1521 (Archivio di Stato in Roma); ivi un’erogazione per l'ospedale del La-terano. Nei * libri dei conti di Clemente VII all’A rchivio di Stato in Firenze sono segnate elemosine per gU anni 1524-1527 al principe di Cipri e sua figlia, ai frati d'Araceli, a Filippo Cipriota, ai frati della Minerva, alla Compagnia della carità, a Madonna Franceschina (figliuola del Gran Turcho), pel riscatto di schiavi Turchi, a Turchi convertiti, alla Compagnia della Nunziata per maritar zitelle. Per la Pasqua 1525 e 1526 sono allibrati come limosine 300 ducati per volta (8. Maria Novella 327). Pel 1528 e 1529 figurano inoltre elemosine alle monache di S. Maria in Campo Marzo, S. Cosimato, Tor de’ Specchi e monastero dell’isola, ai frati di S. Giovanni e Paolo, S. Pietro in Molitorio e S. Onofrio come pure ai poveri di 8. Lazaro (8. Mar. Nov. 329). s Vedi iS'chlllte I, 236. -i Alisèri 2* serie III, 278. Sulla facondia di Clemente VII vedi Balan VI. Aggiunte xix. s Albèri 2‘ serie III, 265, 278.