325 Doti di mente e di cuore, di intelletto e di pietà (1), a giudizio di tutti, designavano in Orso Particiaco (2) la persona atta a raccogliere la poderosa eredità del predecessore : ed egli fu veramente quale la coscienza pubblica s’aspettava. Fu il continuatore sagace e fermo della politica di Pietro Tribuno, che mediante le opere di pace procurava alla nazione benessere e ricchezza, e rafforzava la prosperità all’interno e il credito all’estero con abile penetrazione. Anche per lui fu canone il pacifico equilibrio fra i due imperi, secondo le formule tradizionali, senza compiere gesti o accettare condizioni, che comunque limitasssero le prerogative ducali. Anche per lui fu canone la stabilità dell’attuale equilibrio adriatico, evitando in ogni modo di turbarlo. All’indomani della sua elezione il duca Orso inviava a Costantinopoli una ambascieria presieduta dal figlio Pietro per far atto d’omaggio (omaggio, s’intende, e non sudditanza), e riceveva 1’ onorifico titolo di protospatario (3). L’iniziativa non era inusitata, e neppure il valore politico delle sue conseguenze. Nulla era mutato. Essa si risolveva in doverosa cortesia, che rinnovava e Pietro (Origo eit., p. 125, 138), nessuno fu associato al padre nel governo della cosa pubblica. L’uno, a quanto pare, diventò patriarca di Grado (Origo, pp. 125) ; l’altro forse premorì lasciando però un figlio, di nome Pietro ancho esso (Petrum, filium Petri, qui f uit similiter f ilius Petri duda Dominici Tribuni), che fu eletto a 25 anni vescovo di Olivolo (Origo cit., p. 138). Anche questa dinastia si estingueva senza discendenti : ma era subentrato nuovo costume politico. Domenico figura nelle sottoscrizioni del pactum Clugie, che sono assai dubbie e comunque non risalgono al sec. X. Cfr. Cessi, Pactum Clugie. cit., p. 1011 sgg. (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 132 : fueral namque ingenio preclarus, sanctitate preditus, iuslicie amator, elemosina dapsilis omnibusque bonis fultus. (2) Cosi lo identifica il diacono Giovanni (Chronicon cit., p. 132 ; cognomento Particiaco), ma nessuna relazione di parentela si riesce a scoprire con il precedente ramo dei Particiaci, che sembra estinto senza discendenza. I cataloghi lo designano o col cognome diPaureta o di Badovario (Origo cit., p. 118), e la leggenda assimila i nomi dei Particiaci e Badovari (Origo cit., p. 16, 157). Ma, mentre chiara è la discendenza nel figlio Pietro, che fu duca (Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 133), non si sa quale relazione di parentela si possa stabilire con il patriarca Vitale iun., figlio di I o a n n a -ceno Paureta, si da fare di quest’ultimo il padre di Orso e Vitale. Il collegamento è troppo tenue per essere conclusivo. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 132 : qui mox, ut dux effectus est, suum filium, Petrum nomine, Constantinopolim ad Leonem imperatorem destinava ; quem imperaior cum honor e suscipietis protospalharium fecit ecc.