576 Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 15 b. il primo abbia introdotto la conservazione della santa Eucaristia in un tabernacolo fisso sull’altare maggiore e il suono del campanello all’elevazione.1 Anche altrimenti cercò a mezzo di confraternite di promuovere il culto del Santissimo. Era esigentissimo coi confessori, fra i quali fece inesorabilmente piazza pulita colla sospensione dei non adatti e con ripetuti esami. Qui pure a lui non sembravano indifferenti certe esteriorità: i confessori dovevano amministrare la loro funzione sempre in cotta e stola, sedendo come giudici, non già stando in piedi come spesso avveniva con persone ragguardevoli. Probabilmente risale al Giberti anche la forma oggi pure in uso dei confessionali.2 I parroci venivano molto caldamente esortati ad amministrare coscienziosamente le entrate ecclesiastiche, a vigilare attentamente sulle scuole per il popolo, sulle società e confraternite, sui poveri, vedove e orfani, ma in modo affatto speciale egli sollecitavali ad esercitare il fecondo ufficio di pr edicatori. Ciò avvenne certo in considerazione del pericolo che penetrassero dottrine luterane, contro le quali fin dal 10 aprile 1530 il Giberti aveva emanato un rigoroso editto.3 Da allora in poi in ogni parrocchia dovevasi per tutto l’anno predicare al popolo nei giorni domenicali e festivi il Vangelo di Cristo « in carità e semplicità di cuore » senza superflue citazioni da poeti, senza entrare in sottigliezze teologiche. La predicazione della parola di Dio non poteva farsi che col permesso del vescovo: ai predicatori forestieri fu impartito l'avvertimento di trattare coi parroci sugli speciali bisogni della comunità. Per la sua cattedrale e per le chiese monastiche Giberti cercava di ottenere i migliori predicatori da tutte le parti d’Italia e spesso li mandò nel contado, dove molti parroci non erano in grado di predicare. Ivi venne regolato il catechismo domenicale pomeridiano per i fanciulli e quel vescovo tutto zelo per le anime non dimenticò neanche i contadini che prima della Messa stavansene attorno alla chiesa, ai quali dovevasi mandare un accolito che leggesse un libro spirituale. Colla riforma del clero secolare andò di pari passo quella degli Ordini. Eranvi bensì ancora ottimi monasteri, ma in altri molti il guasto era giunto all’intollerabile. Giberti ingaggiò coraggiosamente la battaglia.4 Relativamente ai conventi maschili esenti Clemente VII concesse speciali poteri. Tutti i predicatori e confessori degli Ordini vennero sottoposti alle stesse rigorose disposizioni del clero secolare punendoli in modo sensibilissimo nel caso di man- 1 Vedi Zi.ni in Giberti Opera 272: Dittrich, Kalh. Ref. 34; cfr. perö Probst in Kirchenlexikon dl Wetzer m. Welte I*, 591. 2 Ofr. Zini loe. cit. 273 e Pittricii 36. a Giberti Opera 232 s. * Cfr. Pighi S9 s., 93 s.