270 Libro II t. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 4. cheggiato tutta la città, prendendo in tutte le chiese e sopra terra quanto trovammo, incendiato buona parte della città, ci siamo comportati stranamente ed abbiamo stracciato e fatto in pezzi tutte le cose di computisteria, registri, lettere e cortigianeria».1 Le ultime parole toccano un lato del Sacco, che commuove in modo particolarmente doloroso lo storico : la devastazione di documenti storici e di tesori letterari.2 La biblioteca del convento di S. Sabina, le preziose collezioni private e i manoscritti di molti eruditi vennero dispersi e bruciati. Il Giovio si ebbe distrutti i sei libri della sua storia. Il cardinale Accolti perdette tutti i suoi libri. Le strane lacune, che presentano gli archivi romani privati e dei monasteri, la povertà specialmente dell’archivio Capitolino, sono certo una conseguenza della devastazione allora compiuta. Parecchi relatori notificarono espressamente che documenti papali e pregevoli manoscritti erano seminati per le strade o furono usati come strame per i cavalli. Il Cardinal Trivulzio racconta in particolare della devastazione della Camera Apostolica, dove vennero stracciati molti volumi di registri e si fusero palle con le bolle di piombo. Lo stesso Clemente VII ricorda che caddero nelle mani dei soldati tutti gli atti della cancelleria segreta.3 Quasi sarebbe stata annientata la più preziosa raccolta di manoscritti, la biblioteca Vaticana, che fu salvata solo dalla circostanza, che Filiberto d’Orange piantò il suo quartier generale in Vaticano: essa però ha sofferto egualmente perdite sensibili. L’Orange prese alloggio negli appartamenti del papa tenendo vicin vicino i proprii cavalli perchè non gli venissero rubati : le più belle stanze del Vaticano, la stessa cappella Sistina, furono trasformate in stalle. Sta fuori d’ogni dubbio che vennero distrutte o rubate anche opere d’arte, in ispecie statue di marmo. Per fortuna non subirono danno rilevante le celebri antichità del Vaticano, i bronzi del Campidoglio, i capolavori di Raifaello, di Michelangelo e di altri artisti del Rinascimento. Ciò si spiega certo col fatto che i soldati per lo più mettevano le mani su opere d’arte soltanto se li solleticava l’ornamento in oro, argento o pietre 1 Lebcn (Ics SchertUn ron Burtenbach 7 ; cfr. Groliemus 85. 2 Vedi Milanesi 487; Villa 150 ; iSckardius II, 611; Dboysen, Zeitgc-nossische Berichte 23, 28, 39 ; Sanuto XLVI, 137 ; Gatangos IV 1, n. 672. Cfr. MH. d'archéol. XVI, 367, ove altre testimonianze : vedi anche Gkbgoro-vius IV, 731; Janssen-Pastor III18, 141; Valektlnelli, Bibl. I, 94, n. 3; 1 retili. Soc, Rom. XI, 691 ; XXIV, 399. a « Essendo venuti in mano di questi soldati tutte le scritture » ecc., si legge nell’istruzione per 11 Cardinal Farnese citata a p. 282. Molte cose vennero restituite piil tardi, come il voi. 872 dei Regesti vaticani contenente * Alex. VI Secret. Wb. VI. Il volume è mezzo stracciato e mancano molte pagine: a fol. 65 si legge: * Die 26 Aprilis 1532 iste liber fuit reportatus sic lacleratus]. Archivio segreto pontificio.