Ultimi tentativi di resistenza. Gli imperiali si riversano nella città. 259 quanto mai, mancando sin dal principio un unico comando superiore. I già troppo poco numerosi difensori erano dispersi sulla '.unga linea delle mura della città e facevano la guardia, dove minacciava il pericolo minore. Molti abbandonarono il loro posto, perchè non si portava loro alcun cibo; altri si pavoneggiavano per le vie in atteggiamento guerriero e credevano, così soggiunge con amara ironia l’Alberini, di difendere in questa guisa la patria. Inoltre i Ghibellini e i fautori dei Colonna erano dell’opinione di non avere nulla da temere per sè da una vittoria degli imperiali : parecchi anzi desideravano che la città venisse sotto la signoria di Carlo V. A ciò s’aggiunse, che si esagerarono considerevolmente le conseguenze nella morte del Bourbon e si era nella sicura convinzione che quell’esercito senza capo si sarebbe tosto disciolto.’ Quando finalmente si riconobbe la grandezza del pericolo si cercò nell’ultima ora di annodare trattative, ben s’intende senza risultato. 2 II popolo poi correva per le strade come pazzo per lo spavento e i facoltosi cercavano di nascondere i loro averi nelle case di partigiani dell’imperatore. Solo alcuni nobili e coraggiosi adunarono un paio di centinaia di cavalieri e decisero di difendere il Ponte Sisto. Ma questi valorosi non poterono fermare a lungo l’avanzare dei nemici. Dall’alto del palazzo della Cancelleria l’Alberini vide come Pierpaolo Tibaldi, Giulio Vallati e Giambattista Savelli morissero da eroi, dopo di che i capi dettero come perduta ogni cosa e fuggirono.5 Ora gli imperiali si riversarono come un torrente impetuoso nelle vie della città. « Allora dovette perire tutto quello che fu trovato nelle strade, fosse giovane o vecchio, donna, uomo, prete o monaco. Ovunque rimbombava il grido: Impero, Spagna, Vittoria ».4 Ma gli imperiali non si sentivano ancora sicuri poiché ogni momento poteva comparire alle porte di Roma l’esercito della lega. Benché già ora taluni cominciassero individualmente a saccheggiare, tuttavia i capitani tennero insieme il nucleo dell’esercito 1 Albemni 399, Grolierius 54, 71. Guicciardini XVIII, 3. Vettori presso Milanesi 435; cfr. Orano I, 341, nota. Secondo il I>u Bellay, Renzo da Ceri propose la distruzione dei ponti, ciò che fu rifiutato dai Romani ; cfr. Mèi. d'archétti, XVI, 411 s. Secondo una relazione presso Sanuto XLV, 418 il papa avrebbe desiderato e Renzo rifiutata la rottura dei ponti. L. Guicciardini ( presso Milanesi 196 ss.) leva le piit gravi rampogne contro Renzo, nota però che non era il solo colpevole. 2 Dovette (condurre le trattative il marchese Gumberto di Brandenburg ''he viveva a Roma ; cfr. la relazione del Gumppenberg 240 s. ; vedi anche Hellermann, Erinnerunyen aus SUdeuropa, Berlino 1851, 39 s. 3 Vedi Alberini 340, Ila lettera del Buffalini citata sopra, p. 256, n. 2, e Celebrino 14. 4 Relazione del Gumppenberg 241.