15. Gli inizi della riforma cattolica. L’ “ Oratorio del divino Amore”. Gaetano di Tiene, Carafa e Giberti. I nuovi Ordini. a. ANCHE nei tempi più tristi sonvi stati nella Chiesa dei veri riformatori, che — ben lungi dal servirsi degli abusi e dello spirito mondano degli investiti della podestà spirituale come di pretesto od occasione per staccarsi dall’autorità divinamente costituita — s’adoprarono, per la via legale e strettissimamente attaccati al dogma e alla Santa Sede, ad attuare i necessarii miglioramenti. Per i rappresentanti di questa tendenza rimaneva escluso per principio ogni cambiamento che toccasse l’elemento immutabile e divino della Chiesa, la sua autorità e dottrina. Con questo spirito, stando sul solido terreno della fede cattolica, avevano nel secolo XV lavorato per la riforma in quasi tutti i paesi della cristianità uomini egregi, ma in nessun luogo s’era riusciti ad ottenere un rinnovamento soddisfacente. Perfino in Ispagna, dove in virtù del cardinale Ximenes, francescano rigido e dalle vaste vedute, la riforma cattolica colse i più importanti successi, l’opera venne funestamente turbata dall’assolutismo dell’autorità regia, dal suo ingerirsi nel governo della Chiesa.1 In Italia all’apertura del concilio Lateranense Egidio Canisio da Viterbo aveva condensato il programma della riforma cattolica 1 Cfr. Dittrick in Ili st. Jahrb. II, 608, il quale insiste sulla insufficienza dell'esposizione di Mattrenbrecher (Katli. Reformation 41 s.). Certamente difficile comprendere come Mattbenbeecher potesse ignorare l'importante lavoro di HÖFX.ER, Die romanische Welt und ihr Verhältnis zu den Reformideen des Mittelalters uscito fin dal 1878. Per la critica del Maurexbrecher, che valuta troppo la riforma spagnola (cfr. 153), vedi anche Bellesheim in Hist.-pol. IsI: LXXXVIII, 608 s. e Gothein, Ignatius 781. Sullo Ximenes cfr. Hefeie. Der Kardinal Ximenes 2, Tübingen 1853 ; Ulrich, Ximenes, l^angensalza 1883, e Navarro y RodrIco, El card. Cisneros, Madrid 1869.