Illusione fatale del papa. 243 gedò tutte le sue truppe salvo cento uomini di cavalleria leggiera e .luecento pedoni delle così dette Bande nere.1 Tutte queste misure mostrano quanto egli contava per sicuro, che anche il Bourbon avrebbe accettato il patto. A ciò ottenere il Fieramosca era partito già il 15 marzo pel campo degli imperiali con tutti i necessari pieni poteri. È certo che tanto il papa come il Giberti neanche da lontano sospettavano nella sua piena estensione il pericolo sovrastante da parte dell’esercito imperiale. Quando giunse a Roma la prima nuova, che l’armata del Bourbon si rifiutava di accettare il patto conchiuso dal Lannoy, il Giberti vide in ciò soltanto un tentativo di spillare maggior denaro colla ritrosia.2 Fra tutte le illusioni di Clemente e dei suoi consiglieri la più funesta fu quella di credere ancora ad un influsso dei comandanti imperiali su di un esercito, sul quale i medesimi da tempo avevano perduto ogni potere. Già alle prime voci di trattative del Lannoy col papa, le soldatesche tedesche e spagnole, che fin dall’8 marzo bivaccavano presso S. Giovanni non lungi da Bologna, s’erano messe in agitazione. Le truppe si trovavano nella peggiore situazione. Da oltre quattro mesi avevano tollerato pazientemente miseria, fame e freddo ed ancora non si vedeva la fine degli strapazzi. Neve e pioggia in grande abbondanza avevano convertito la contrada quasi in una palude; ivi accampavano i soldati in abiti umidi, cattivi, in parte senza calzature, tutti senza paga e senza viveri sufficienti.3 Però l’aspettativa lei bottino costituito dalla ricca Firenze e dalla ancor più ricca Roma li aveva sin qui tenuti uniti e riempiuti di conforto in mezzo a tutti gli stenti. Si può di leggieri immaginare quale impressione producesse la nuova, che essi sarebbero «cacciati dall’Italia come accattoni » e che verrebbe loro strappato il premio della vittoria. ('ome una bufera, spirando con violenza sempre maggiore, mette il mare in crescente agitazione, fintanto che i flutti urtantisi fra loro assomigliano ad un caos, così le voci, che correvano di bocca n bocca, d’una pace svantaggiosa sollevarono nel campo imperiale un fermento più che mai appassionato. Gli Spagnoli, ai quali l’imperatore doveva il soldo da otto mesi, ammutinarono per i primi e furenti si precipitarono nella tenda del Bourbon chiedendo con 1 Vedi Santjto XLIV, 453; Guicciardini XVIII, 1 e le »relazioni del Ca-'•!la in data di Roma 27 marzo (* « Per quanto intendo X. S. fa distribuir 'atti li soi cavalli alle stanze, cassa quasi tutta la fanteria ») e 31 marzo 1527 nell’Arehivio di Stato in Modena. Sul ritorno del eardinal Trivulzio vedi » ,1 <■(ìi connint, al 10. aprile 1527 nell’A r c h i v i o segreto p o n t i f 1 -( 1 o e il * dispaccio di F. Gonzaga dell’ll aprile 1527 nell’A rehivio Gon- 7 a g a in Mantova. 2 Leti. ,1. princ. II, 228. ’ Vedi Bakthold, Frtindsberg 411.